TRENTOLA. Salvatore Laiso, ex affiliato al clan dei Casalesi e attualmente collaboratore di giustizia, fa il nome di E.P., fratello di un candidato sindaco alle ultime amministrative a Trentola Ducenta, ritenendolo un tramite con il latitante Michele Zagaria.
Lo riferisce lagenzia Agi, citando la testimonianza di Laiso nell’aula bunker del tribunale di Santa Maria Capua Vetere durante il processo alla prima sezione penale a carico del capo dell’ala stragista del clan Giuseppe Setola e di 50 affiliati. In aula, dinanzi al presidente del collegio A, Raffaello Magi, si esaminavano le circostanze del tentato omicidio, il 12 dicembre 2008, a Trentola Ducenta, in cui rimase ferita una donna che si trovava fuori al balcone di casa, Giuseppina Molitierno. Setola e i suoi, in via Alfieri, spararono all’impazzata nel tentativo di colpire Salvatore Orabona e Pietro Falcone che abitavano nella villetta vicina a quella della donna.
Laiso (uscito dal clan dopo l’uccisione del fratello Crescenzo il 19 aprile del 2010 a Villa di Briano), interrogato dal pm Catello Maresca sulla dinamica e il movente del tentato omicidio, ha spiegato che aveva saputo da Raffaele Santoro, fratello di un affiliato, e in seguito dalle stesse vittime del tentato omicidio, che i due chiedevano il pizzo a Trentola Ducenta e ad Aversa per conto loro senza versare la quota al clan dei Casalesi, e così Setola decise di ucciderli. Ha poi aggiunto che Falcone e Orabona decisero a un certo punto di affidarsi a Zagaria e contattarono E.P., considerato il tramite tra alcuni affiliati e il latitante, ma il responso del boss alla richiesta di incontro con Orabona e Falcone non fu positivo.
A quel punto i due, stando al racconto del pentito, si affidarono a Laiso, uscito dal carcere nellaprile del 2009 per programmare un incontro con Nicola Schiavone, figlio di Francesco Schiavone detto Sandokan. Ma Nicola Schiavone, come riferito dallo stesso Laiso, considerava Falcone inaffidabile.