Mese di agosto, 40 gradi all’ombra: “Stù matrimonio s’addà fa!”

di Redazione

 Abitudini, tradizioni, e anche, dobbiamo dire, scelte che proprio non si possono evitare. I matrimoni che si fanno in piena estate, ad agosto, quando il caldo è davvero micidiale.

Coppie che non riescono a prenotare prima la chiesa e il ristorante, causa le troppe le richieste, e si vedono “costrette” a sposarsi in periodi dove forse, più che sposarsi, è meglio andare al mare. Questa la “riflessione” che viene proposta da Donato Liotto, presidente della New Dreams, attraverso il racconto a seguire.

“Dobbiamo assolutamente sbrigarci, ancora non ci siamo vestiti, e stiamo rischiando di far tardi al matrimonio”. Da considerare che questa affermazione viene fatta alle cinque del mattino del 10 agosto. La notte appena trascorsa è stata afosa, il caldo è torrido, non si respira, non si è dormito per niente, figurarsi la giornata che si appresta a cominciare. Caldo africano ci aspetta, poi tante le cose da fare: lavare la macchina, vestire i bimbi, pettinarsi, truccarsi, mica solo le donne, ma pure gli uomini “s’anna pittà”. Tutti dobbiamo essere perfetti. Abiti nuovi, gioielli in quantità, chili di oro, bracciali, collane di perle, 13 anelli, anche se le dita sono 10 nu fa niente, i tre rimanenti ‘nu post per metterli lo si trova comunque, va bene anche il naso. S’anna mettere..s’anna sfoggià! (gioielli che non si usavano da anni). L’avimma fa verè a tutti, comme so bell! Si ma, le scarpe mi vanno strette? (il marito)” – “Non ti preoccupare, camminerai un’intera giornata, vedi che si allargano (la moglie)” – “Si ma i piedi mi fanno male, il pantalone è stretto, la pancia non ci stà”. “Jamme me, tirete ò ciate, nun respirà, vire che ce trase”. A proposito, qua stiamo descrivendo la giornata di una tipica famiglia “partorita dalla nostra fantasia”, invitata ad un matrimonio che si svolgerà, per l’appunto, nel mese di agosto. E qui siamo a casa degli invitati, figuratevi voi gli sposi che stanne a passà.

Ma riprendiamo…dove eravamo rimasti? Ah, si, i nostri “invitati” stanno per uscire. La signora tutta attillata, nu “piette n’dustate a palumme” (duro ed enorme come il petto di un colombo) che, se gli venisse di guardarsi i piedi, le “dune” (zinne) sono talmente grandi (la signora ha una taglia nove di petto ed è in stato di allattamento, tene 7 figli), ci vorrebbe uno specchio, di quelli usati agli incroci delle strade, per vedere dove mette i piedi quando cammina. Poi tiene tanto di quell’oro e preziosi addosso che il marito ha chiamato due vigilantes per farla scortare; della moglie non gli frega nulla, lui si preoccupa del “suo Tessoro”. Il marito, abito scuro , camicia gialla, colletto a scelle e baccalà, le scarpe a punta strettissime, tiene pure un’unghia incarnita…nu dulore che nun se po’ descrivere. Ma deve resistere, meglio il dolore che sentire la moglie sbraitare. I bambini vestiti da paggetti fanno tenerezza, sembrano due confezioni di uova pasquali, speriamo che col caldo che fa nun se sciogljene.

Finalmente in chiesa, il caldo terribile africano già segna circa 33 gradi, e stiamo appena alle 11 del mattino. “Corriamo, presto, (la moglie) prendiamo i posti migliori” ( ma che devono andare al cinema?) – “Ma perché correre? (il marito). Nun c’à faccie, me fa male o callettielle”. Comunque, finalmente, trovano i posti in terza fila. Inizia il film..hem..la “Santa Messa”, il sacerdote, alto due metri, ma con una voce che si sente appena, la sua voce sagliè chianu..chianu, poi improvvisamente si alza forte e a tutto spiano, pare n’orchestra, da far invidia a “Pavarotti”, sembra di assistere al “Bolero di Ravel” che, se ti eri appisolato, ti fa saltare dalla “panca” facendoti rischiare un infarto. Beati i “chierichetti”, si son messi le cuffie e sé sò salvati.

Fine cerimonia, circa due ore dopo, ha fatto una predica che è durata un’ora è mezza, mentre il resto della cerimonia (intanto in chiesa, tutti con le flebo e con gli integratori) appena mezz’ora, nel mentre poi, o spose ha mise incinta a sposa..cò penziere..penze sule a chelle! Intanto, la moglie (la nostra invitata), a denti stretti, saluta e alza le mani, giustamente deve far vedere bracciali e anelli, il marito si è appoggiato con la schiena alla fonte battesimale, vorrebbe immergerci i piedi, ma nun sé po’ fa, altrimenti evapora tutta l’acqua santa, non gli resta che piangere, tutti a dirgli “come sei sensibile”. “Lo so”, esclama lui, “son sensibile assaje” – mentre pensa “non c’è dolore uguale al mio, ma non si potevano sposare a vierno, almeno mettevo i doposcì?”.

Ma il bello deve ancora arrivare. Fuori alla chiesa tutti ad attendere gli sposi, appena si intravedono tre autoarticolati carichi di riso gli vengono scaricati addosso, e tutti gli invitati fanno il tiro a bersaglio, bombardando gli sposi che, poverini, per proteggersi, si sono abbracciati quasi a darsi l’ultimo saluto. Poi cento colombe si innalzano in volo, ma fa tropp caure, e preferiscono rifugiarsi dentro la chiesa al fresco, entrano dentro senza indugiare, e si vanno a fare il bagno nella fonte battesimale, “beati loro…che sanno quel che fanno! Loro si.. è io no, pecchèè? (il Marito) – “Facimme ambresse” – esclama qualcuno – “subito dopo il matrimonio c’è un funerale”. Anche loro (i piccioni) lanciano qualcosa, ma crediamo che certamente non è riso, in chiesa sembra che nevichi, ma non è neve, ma cacca di colombi.

La moglie: “Corriamo alle macchine, dai su, presto il ristorante ci aspetta”. Sono circa le 13,30, per arrivare al ristorante ci vorranno almeno due ore. Il Marito: “Ma dove si va a mangiare in Albania? Vabbuò, mettiamoci in marcia”. Borracce di acqua a tracollo, finalmente si và. Intanto, i gradi sono diventati 38, si schiatta! Che bello, la macchina con l’aria condizionata, eccoci arrivati, scendiamo, mamma mia che caldo…non si respira, il sudore ormai ha reso “i nostri” tutti inzuppati, gli abiti che hanno addosso hanno cambiato colore.

La sala del ristorante è bella, grande, accogliente, c’è l’aria condizionata…meno male. “Sediamoci, beviamo qualcosa”, sono le 15, ancora non si mangia. “Gli sposi, ma dove sono? (esclamano in coro), mica sono già partiti per il viaggio di nozze?”. “Ma che dite, avete dimenticato? Stanno a fare le foto, vedete che mò arrivano” (in realtùà le foto le stanno facendo a Roma, mentre loro sono a Napoli). Intanto, in sala il piano bar inizia a suonare, volume a palla, i bicchieri sui tavoli ballano a causa delle forti vibrazioni, pure le “dune” della nostra signora addobbata iniziano ad andare su è giù, ma crediamo siano i rantoli della fame, il marito va avanti e indietro, cammina con i piedi a “doppia w”, continua a trattenere il respiro, ma intanto con la fame la pancia è rientrata, è scesa nei calzini a causa dei crampi allo stomaco. I figli scorazzano per la sala, solo loro, sembrano non patire nulla, “ma che sono alieni?”.

Finalmente gli sposi, la marcia nunziale, il solito coro “Bacie..bacie” – stanne tutt surate e stravolti, se si baciene..s’azzeccane e nun se staccane cchiù! (come i cani.. in pratica). Ma si devono baciare, altrimenti questi non la smettono e non si inizia a mangiare. Son le 16.30, arriva l’antipasto, i primi, i secondi, in mezzo canzoni, balli, e tutti quanti hanno iniziato a dar fuori di testa, chi si è tolto la giacca, slacciato i pantaloni, con fuoriuscita di panza, che è crollata fino al pavimento, dentro (la pancia) c’è di tutto è di più, camicie a “pettole” ,cioè, fuori dai pantaloni, tutti sudati e “brilli…ubriachi”, è bastato un bicchiere di vino e son crollati, ciò dovuto al fatto che son svegli dall’alba, stanchi morti, e un caldo che li ammazza. Fanno finta di parlare, ma non si capisce cosa dicono, sembra parole “azzeccate”, il palato, la lingua vanno per fatti loro, però si intendono, tanto parlano la stessa lingua. Stanne tutt ‘mbriachi.

Gli sposi sembra abbiano passato un guaio, è quasi mezzanotte, devono salutare parenti ed amici ma prima devono consegnare le bomboniere. Finalmente è finita la giornata, ma continua a far caldo, un’afa che non fa respirare, la sposa in camera inizia a prepararsi, lo sposo pure, si mettono a letto, questo è il loro momento, tanto atteso, tanto desiderato, spengono la luce, e assieme esclamano “buonanotte tesò. Stò accis..domani è un altro giorno”. Crollano in un sonno profondo, a meno che non si siano portati una buona dose di viagra…chi l’aiza a chiste (‘o sposo) in pratica. Il viaggio di nozze lo passano a dormire.

Sposarsi ad agosto. Noi abbiamo esagerato, ma ci piace pensare che in questa storiella, chissà, magari qualcosa di vero c’è. Pensateci è si putite…spusateve a Natale!

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