NAPOLI. Dure condanne al clan Cennamo, attivo a Crispano, nel napoletano. La nona sezione penale del tribunale di Napoli (collegio C) ha condannato il boss Antonio Cennamo e altri otto esponenti di questa cosca.
Grande vittoria, quindi, della Procura di Napoli che ha visto accolte le sue richieste di condanna. Il boss Cennamo, detenuto in carcere in regime di 41 bis,è stato condannato alla pena di 10 anni di carcere. Più pesante la condanna nei confronti di Fabio Ceparano: 11 anni. Dieci anni anche a Nicola D’Alessandro e Remigio Sciarra condannato a 9 anni di carcere. Aniello Ambrosioè stato condannato a cinque anni di carcere, Luigi Boccia a due anni e tre mesi, Angeli Lisbino a due anni e mezzo, Giuseppe Luongo a due anni e Giovanni Vitale a due anni. Gli imputati erano accusati di una serie di estorsioni e usura ai danni di imprenditori di Frattamaggiore.
Precedentemente altri sei imputati che avevano scelto di essere processati con il giudizio abbreviato erano stati condannati dal giudice dell’udienza preliminare di Napoli della quinta sezione, il 29 maggio di due anni fa, con sentenza confermata il 18 febbraio di quest’anno dalla Corte d’Appello di Napoli che in accoglimento dell’appello proposto dal pm aveva condannato due degli imputati anche per i capi di imputazione oggetto di assoluzione parziale in primo grado.
Le indagini, coordinate dalla direzione distrettuale antimafia di Napoli, hanno avuto origine dalla denuncia di un imprenditore di Frattamaggiore (Napoli) vittima di usura ed estorsione. L’imprenditore per far fronte ai propri debiti di natura usuraria era stato costretto a cedere al clan il ristorante che da anni gestiva. La vittima rompendo il muro di omertà, che generalmente si manifesta in circostanze di questo tipo, si era invece deciso a denunciare i suoi aguzzini. Oggi ha avuto giustizia.