Agguato di camorra a Carinaro: 4 ordinanze contro i clan Di Grazia e Sarno

di Redazione

Raffaele  Di Tella Ciro RuffoCARINARO. Gli agenti della squadra investigativa del commissariato di polizia di Aversa hanno eseguito tre ordinanze di custodia cautelare a carico del clan dei Casalesi e del clan Sarno di Ponticelli per il tentato omicidio di Raffaele Di Tella e Ciro Ruffo, avvenuto a Carinaro 28 settembre 2000.

I destinatari sono tutti già detenuti: Francesco Di Grazia, 38 anni, esponente dell’omonima fazione dei Casalesi, in carcere a Taranto; Salvatore Di Domenico, 44 anni, di Cesa, in carcere a Larino, anch’esso legato ai Di Grazia; ed Eduardo Troiano, 37 anni, in carcere a Secondigliano, del clan Sarno. A conclusione di complesse e laboriose indagini, corroborate anche da dichiarazioni di collaboratori di giustizia, la polizia, coordinata dalla Dda di Napoli, faceva piena luce sul tentato omicidio di Ruffo e Di Tella, appartenenti al clan capeggiato da Aldo Picca di Carinaro.

L’attività investigativa consentiva innanzitutto di delineare il patto tra il clan Sarno ed il clan Di Grazia, entrambi legati da una comune origine cutoliana ed in contrasto verso i sodalizi un tempo alleati con la Nuova Famiglia, concretizzando tale appoggio reciproco nella consumazione di omicidi. Infatti, le indagini hanno appurato lo stretto rapporto di amicizia tra i Sarno e i Di Grazia per soddisfare comuni ed esclusive esigenze di controllo del territorio attraverso l’eliminazione di avversari. Un dato investigativo confortato dall’arresto di Eduardo Troiano, uomo e killer dei Sarno, esecutore materiale dell’agguato a Di Tella e Ruffo, fedelissimi al sodalizio camorristico Picca-Quadrano. Ciro Ruffo nel 2009 si sarebbe poi suicidato nel carcere di Alessandria.

Francesco Di Grazia

Salvatore Di Domenico

Edoardo Troiano

Francesco Di Grazia

Salvatore Di Domenico

Edoardo Troiano

Il commando che partecipò all’agguato, spiegano gli investigatori,era composto da tre persone che, giunte a bordo di una Fiat Punto di colore verde, intercettarono Ruffo e Di Tella cominciando a parare all’impazzata al loro indirizzo con una 9×21 ed una mitraglietta Uzi, ferendo gravemente Di Tella, che si salvò grazie prima ad un errore di mira nell’esecuzione e poi al malfunzionamento dell’arma da guerra, inceppatasi nel momento cruciale dell’esecuzione. Di Tella riportò gravi ferite con prognosi riservata mentre Ruffo fu giudicato guaribile per le lesioni d’arma da fuoco con prognosi di 10 giorni e nella immediatezza dei fatti presso l’ospedale civile di Aversa le indagini furono avversate dalla totale reticenza delle vittime che, sentite al riguardo, fornirono una versione poco credibile delle circostanze del ferimento.

Il commissariato di Ponticelli ha notificato analoga ordinanza al quarto destinatario della misura cautelare identificato per: Antonio Casella, 34 anni, del clan Sarno, attualmente detenuto, che ebbe un ruolo di organizzatore e basista del duplice tentato omicidio. I reati contestati vanno dal tentato omicidio, all’associazione a delinquere di stampo camorristico ed al porto e detenzione d’arma clandestina e da guerra.

Nelle foto in alto, da sin. Raffaele Di Tella e Ciro Ruffo

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