LONDRA.Rupert Murdoch e il figlio James si sono presentati alla commissione d’inchiesta parlamentare sulle intercettazioni illegali.
Il primo a parlare è stato James che rinnova le “scuse” alle vittime delle intercettazioni e spiega che ha avviato alcuni “risarcimenti”. Dopo pochi minuti il padre lo ha interrotto dicendo che “questo è il momento più umiliante della mia vita”. Per poi aggiungere: “Abbiamo rovinato il rapporto di fiducia con i nostri lettori”. Intanto Murdoch smentisce le voci di sue possibili dimissioni: “Mai pensato di dimettermi. Io sono la persona più indicata per fare pulizia”.
AGGRESSORE VOLEVA LANCIARE TORTA. Ma la seduta, intorno alle 18 italiane, è stata interrotta perché una persona ha provato ad aggredire il magnate australiano. A difenderlo la moglie che avrebbe tirato uno schiaffo. L’uomo, Jonnie Mables, voleva lanciare una torta addosso a Murdoch. E in parte ci è riuscito. L’aggressore è un attivista dell’associazione Uk Uncut che si batte contro i tagli attuati dal governo. Ed era seduto in sala tra il pubblico, quando si è alzato per contestare lo “squalo”. Questo è un sintomo della tensione che si vive nel Paese. Centinaia di persone sono state per ore in piazza di fronte a Westminster. Un presidio contro il gruppo News Corp e il premier David Cameron. Dopo l’aggressione, la seduta è stata interrotta per dieci minuti.
LA DIFESA DEL MAGNATE.Dopo tre ore di audizione Rupert Murdoch ha deciso di leggere un testo., in cui, ancora una volta, chiede scusa per ciò che è successo. “Anche se so che non è abbastanza”. E ripete che “questi comportamenti non sono coerenti con le nostre aziende”. Tante, tantissime in tutto il mondo. “200 giornali, oltre 50mila dipendenti”. Ma mai prima di ora “sono stato così male quando ho sentito la storia di Dowler”. È tutto sbagliato. “Il nostro impegno è evitare che si ripetano in futuro gli errori del passato”. In ogni caso le luci della ribalta sono state tutte per James Murdoch. È lui che cerca di difendere le posizioni di News Corp. La società è accusata di essere la mandante delle intercettazioni. E di non aver fatto abbastanza per capire che cosa stesse succedendo. “Abbiamo fornito informazioni e prove alla polizia per riaprire il caso”. E proprio per questo James si augura che “questo atteggiamento sia valutato positivamente”. Poi difende il suo amministratore delegato: “Non ho prove che la Brooks e gli altri fossero a conoscenza delle intercettazioni”. Ma in ogni caso “le sue dimissioni sono state accettate”.
I RAPPORTI CON LA POLITICA.La commissione d’inchiesta ha cominciato ad analizzare i rapporti di Rupert Murdoch con il mondo politico inglese. Al magnate chiedono il perché fosse entrato dal retro di Downing street quando andava a fare visita al premier. “Anche con Brown sono entrato dalla porta di servizio”. Per poi aggiungere: “Con Cameron abbiamo parlato solo di politica”. Lo squalo , poi respinge ogni responsabilità perché “è di chi si è comportato male e ha tradito la mia fiducia”.
NEWS OF THE WORLD.Si passa poi al capitolo News of the Word. “La decisione di chiudere è stata mia, di mio figlio e della Brooks”. Per poi dare la notizia “al consiglio di amministrazione”. E alla domanda, ora che ha capito che cos’è l’attenzione dei media, farebbe qualcosa di diverso? Rupert ha risposto: “A tutti i nostri capi redattori manca una questione di buon gusto”. James aggiunge: “Dobbiamo imparare la lezione. Sarebbe utile per tutto il settore un codice etico”. Entrambi negano di voler aprire una nuova testata, “non è la priorità”. Ma intanto lo “squalo” racconta che ogni sabato sentiva il direttore del News of The World “per sapere cosa c’era in pagina”. La stessa cosa accade per il Sunday Times. E il Wall Street Journal. “Cerco però di parlare il meno possibile per non influenzare la linea”. In ogni caso, ancora una volta, massima fiducia all’operato della Brooks.
BROOKS.La rossa Rebekah, ex ad di News Corp, si è difesa anche lei dalle accuse. “Abbiamo scoperto quello che succedeva solo alla fine del 2010 quando sono stati posti alla nostra attenzione i documenti attinenti al caso delle intercettazioni di cui era stata vittima Sienna Miller. Credo che allora abbiamo agito rapidamente e siamo stati noi a informare la polizia a inizio 2011 e a mettere in moto l’indagine”. Per quel che riguarda l’uso di investigatori, “è un prassi di molti altri giornali”.
SCOTLAND YARD.In mattinata sir Paul Stephenson è apparso davanti alla Commissione. “Non ho fatto alcun attacco personale al primo ministro”, spiega l’ex capo della polizia alla Camera dei Comuni a Londra. Stephenson dice di concordare con David Cameron sul fatto che l’assunzione di Neils Wallis (suo vice) da parte del Met era cosa “totalmente diversa” da quella di Andy Coulson come capo della comunicazione del primo ministro, a cui appunto Cameron aveva dato un seconda possibilità nonostante fosse legato all’inchiesta intercettazioni illegali. Sir Paul quindi nega “di aver voluto colpire” il primo ministro nel discorso in cui ha annunciato le proprie dimissioni. Sir Paul aveva infatti apparentemente puntato il dito contro Downing Street, sottolineando come nel momento in cui Wallis era stato assunto nel 2009 non era stato in alcun modo messo in relazione con lo scandalo delle intercettazioni. Ma è il capitolo media il più importante dell’audizione. Stephenson spiega che “il 30 per cento dei miei contatti con i media erano con il gruppo Murdoch”.
DAVID CAMERON.E intanto il primo ministro inglese, David Cameron, dalla Nigeria spartisce le responsabilità. “Parte dei media ha commesso terribili atti illegali, la polizia deve rispondere a domande serie su forme di potenziale corruzione e perchè non è riuscita a indagare sullo scandalo e i politici sono stati troppo vicini agli editori di giornali”. Certo, lo scandalo intercettazioni “è un grosso problema” ma il premier è sicuro che il governo continuerà senza problemi. Non è la stesso opinione dei book maker che danno l’addio di Cameron entro la fine della settimana.