Manovra, appello all’unita’ di Berlusconi. Bersani. “Non da’ fiducia”

di Redazione

Silvio BerlusconiROMA.Il Parlamento farà la sua parte per difendere i titoli del debito pubblico dagli attacchi speculativi: Camera e Senato infatti si apprestano ad approvare definitivamente la manovra al massimo entro domenica, in modo che lunedì, alla loro riapertura, i mercati abbiano un segnale dal sistema Paese.

Un percorso sprint per un decreto di aggiustamento dei conti come non si era mai visto. La manovra dunque è alla stretta decisiva. Da Silvio Berlusconi arriva un appello all’unità, perché “il momento non è facile”. Un invito al quale replica senza peli sulla lingua il leader del Pd Pier Luigi Bersani. “Noi per l’Italia facciamo la nostra parte, siamo fiduciosi ma non credo che Berlusconi sia un elemento di fiducia né per l’Italia né per il contesto internazionale” spiega il segretario dei democratici. “Berlusconi – dice Bersani – ha continuato a dire che il governo è coeso. Noi mostriamo la nostra responsabilità ma le sue dichiarazioni mostrano, per usare un eufemismo, che non c’è comprensione di quanto sta succedendo”.

TREMONTI. L’incontro tra il ministro dell’Economia Giulio Tremonti e l’opposizione, appena cominciato, dovrebbe sancire le correzioni da apportare al provvedimento prima della sua approvazione. Prima però Tremonti (che mercoledì incontrerà le delegazioni di Regioni, Comuni e Province) deve trovare la “quadra” all’interno della stessa maggioranza. Si è tenuto infatti al ministero del Tesoro un incontro tra Pdl e Lega per decidere gli ultimi emendamenti. Al momento le modifiche che potrebbero essere apportate al decreto e sulle quali potrebbe essere trovata una convergenza, riguarderebbero pensioni, imposta di bollo sul dossier titoli, patto di stabilità interno dei Comuni e ticket sanitari. Si starebbe studiando anche la possibilità di anticipare al 2015 (ora è previsto dal 2020) l’aumento graduale dell’età pensionabile delle donne nel settore privato. Secondo quanto si apprende, sarebbe infatti già pronto un emendamento del Pdl che troverebbe però nettamente contraria la Lega. Per rafforzare la manovra potrebbe essere poi introdotta la cosiddetta clausola di salvaguardia sui 14,7 miliardi di riduzione del deficit, che al momento non sono acquisiti perché deriveranno dall’attuazione della delega sulla riforma fiscale. Si tratterebbe di un taglio del 15% alle agevolazioni fiscali nel caso in cui la delega comunque non andasse in porto.

“UNITI E COESI NELL’INTERESSE COMUNE”.Le distanze tra maggioranza e opposizione restano, per il momento, invariate. Il premier si rivolge a tutti per far fronte comune davanti alle fibrillazioni finanziarie. “Dobbiamo essere uniti e coesi nell’interesse comune”, auspica Berlusconi in un passaggio di una lunga dichiarazione. “Per noi – aggiunge -, per l’Italia, è un momento certo non facile. La crisi ci coglie nel mezzo del forte processo di correzione dei conti pubblici che abbiamo da tempo intrapreso e rafforzato pochi giorni fa. La nostra capacità di mantenere i conti sotto controllo dopo lo scoppio della crisi finanziaria nel 2009 – sottolinea ancora Berlusconi – è stata superiore a quella di altri paesi”. “Gli interventi in discussione in Parlamento – spiega ancora il presidente del Consiglio – accelerano la riduzione del debito. Già quest’anno porteremo il saldo primario in significativo attivo. La crisi ci spinge a accelerare il processo di correzione in tempi rapidissimi, a rafforzarne i contenuti, a definire compiutamente i provvedimenti ulteriori volti a conseguire il pareggio di bilancio nel 2014. Occorre eliminare ogni dubbio sulla efficacia e sulla credibilità della correzione, ma occorre anche operare per rimuovere gli ostacoli che frenano la crescita della nostra economia”.

L’OPPOSIZIONE. Nonostante le parole del premier facciano il paio con quelle del presidente della Repubblica e nonostante la tempesta finanziaria che grava sui titoli di Stato e sulla Borsa l’opposizione fissa però le sue condizioni per l’ok al provvedimento. Che consisterebbe sostanzialmente in una rinuncia all’ostruzionismo, fermo restando che Pd-Idv-Udc e probabilmente Fli potrebbero comunque votare no o al massimo astenersi, visto che il governo sul testo dovrebbe richiedere la fiducia. Sì, quindi, all’approvazione della manovra in tempi rapidissimi, con pochi emendamenti qualificati, con il via libera da parte del Senato entro giovedì e con l’approvazione definitiva entro venerdì. Ma dopo l’approvazione definitiva del provvedimento, dicono Pd, Idv e Udc, il governo dovrà andare via. L’opposizione presenterà dunque un pacchetto con pochissimi emendamenti. I punti fondamentali su cui intervenire sono: equità, regole e crescita. E dopo i via libera definitivo “chiederemo che il governo vada via”, afferma il presidente dei senatori del Pd al Senato, Anna Finocchiaro. “Berlusconi costa troppo all’Italia”, aggiunge. Sì alla collaborazione, no alle dimissioni del governo, è la replica di Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl alla Camera. La proposta di approvare il provvedimento in tempi brevi è stata già presentata al presidente del Senato, Renato Schifani, che ha annunciato: “entro e non oltre giovedì” la manovra sarà licenziata da Palazzo Madama.

GLI EMENDAMENTI. Le opposizioni chiedono di rivedere la stretta sulla rivalutazione delle pensioni tra tre e otto volte il minimo Inps, l’aumento fino a 380 euro del bollo sui conti titoli e il tetto all’1% per l’ammortamento dei beni in concessione. Ulteriori proposte prevedono lo scorporo da Eni di Snam rete gas e l’armonizzazione immediata al 20% del prelievo sulle rendite finanziarie, esclusi i titoli di Stato. Su questi punti è probabile che si trovi un’intesa con l’esecutivo, che alcune fonti indicano per già fatta.

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