MILANO.“Fininvest pagherà e speriamo poi che riavrà i soldi indietro quando la Cassazione farà giustizia”.Ad affermarlo è l’avvocato Niccolò Ghedini, legale del premier SilvioBerlusconi, alla lucedella sentenza sul risarcimento per la vicenda del Lodo Mondadori.
Ghedini ritiene che “certamente i giudici non sospenderanno” l’esecutività del provvedimento della Corte d’Appello di Milano che ha condannato la Fininvest a pagare 560 milioni di euro alla Cir di Carlo De Benedetti. E sull’ipotesi di un progetto di legge per intervenire sulla sentenza l’avvocato e parlamentare del Pdlha detto: “Non c’è nessuna ipotesi di legge, lo escludo categoricamente”.
Intanto, in un’intervista al Corriere della Sera, Marina Berlusconi smentisce la vendita di Mondadori. “Smentisco tassativamente”, dice la presidente del gruppo Mondadori, durante la festa per celebrare i successi e le cinque nuove edizioni internazionali del magazine Grazia. “Quello che è successo troppo grave”, rincara all’uscita dopo due ore di festa Marina che, in base alla propria quota azionaria nella holding di famiglia, dovrà sborsare, sul totale del risarcimento, circa 43 milioni di euro. Tre giorni dopo, confermata dunque la stessa dichiarazione data subito dopo la sentenza, quando parlò di uno “scandaloso episodio di una forsennata aggressione che viene portata avanti da anni contro mio padre, con tutti i mezzi e su tutti i fronti, compreso quello imprenditoriale ed economico”.
Il risarcimento non è altro che la conseguenza, in sede civile, di un processo penale finito nel 2007 con le condanne definitive, per corruzione in atti giudiziari, del giudice Vittorio Metta e degli avvocati Cesare Previti, Giovanni Acampora e Attilio Pacifico.
La Cassazione aveva confermato che la sentenza del 1991 della Corte d’Appello di Roma, sfavorevole a De Benedetti nello scontro con Berlusconi per assicurarsi il controllo della casa editrice, fu ‘comprata’ corrompendo il giudice Metta con almeno 400 milioni di lire provenienti dai conti esteri di Fininvest. Il premier venne prosciolto per prescrizione in modo irrevocabile nel novembre 2001.
Avviato nell’aprile 2004 il procedimento civile il 3 ottobre 2009 ha visto la sentenza di primo grado che stabilisce che la holding di De Benedetti “ha diritto” al risarcimento da parte di Fininvest “del danno patrimoniale da perdita di ‘chance'” per “un giudizio imparziale”. Risarcimento che aveva quantificato in 749.995.611,93 euro a cui si aggiungono gli interessi legali, le spese del giudizio e, tra l’altro, due milioni di euro per gli onorari.
Pochi giorni dopo il ricorso in appello, a dicembre, era arrivato un accordo tra Finivest e Cir: la prima aveva presentato una fideiussione da 806 milioni, rinunciando all’istanza di sospensione, mentre la seconda si era impegnata a non chiedere l’esecuzione del maxirisarcimento fino alla sentenza d’appello.
In vista del verdetto di secondo grado, l’anno scorso, i magistrati avevano nominato un pool di esperti per stabilire “se e quali variazioni dei valori delle società e delle aziende oggetto di scambio fra le parti siano intervenuti tra il giugno del 1990 e l’aprile del 1991, con riguardo agli andamenti economici delle stesse e di evoluzione dei mercati dei settori di riferimento”. A settembre 2010 le conclusioni dei consulenti: avevano stabilito che il danno subito dalla holding della famiglia De Benedetti esisteva anche se, a loro avviso, era minore rispetto alla quantificazione del Tribunale.