MILANO. Piazza Affari sotto pressione con l’indice Ftse Mib che scivola, unico in Europa, dell’1,43% (dopo aver toccato -2,5%), mentre sui mercati dei titoli di stato gli spread tra Btp e Bund hanno ritoccato i massimi.
Nelle sale operative si parla di attacco speculativo all’Italia mentre viene percepita come indebolita la posizione del ministro dell’Economia Giulio Tremonti, considerato garante del rigore nei conti pubblici, anche in relazione alla vicenda Milanese e all’inchiesta P4.
IL DIVARIO. Continua intanto ad allargarsi il divario tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi. Ancora un record per lo spread tra Btp e Bund decennali: il differenziale di rendimento si è prima allargato di 7 punti base a 228 punti, poi ha superato anche la soglia dei 230 punti a 231,4. Infine ha toccato i 245 punti base. Materialmente significava che in quel momento, per trovare acquirenti disposti ad assumersene il rischio, i Btp decennali già scambiati sul mercato dovevano offrire un rendimento di 2,45 punti percentuali superiore agli equivalenti tedeschi. Il tasso di rendimento dei titoli di Stato a 10 anni dell’Italia è salito al 5,36%.
CLIMA DI TENSIONE. A pesare sulla carta italiana ancora il clima di tensione sui debiti periferici innescato dal downgrade del Portogallo da parte di Moody’s, che stanno spingendo gli investitori alle vendite di titoli italiani. Si è innescato un meccanismo di stop loss, i titoli più penalizzati sono il 5 e il 10 anni dice un trader, sottolineando come in questo momento L’Italia sia maggiormente sotto pressione rispetto alla Spagna.
FORBICE. Negli ultimi giorni si è progressivamente allargata la forbice tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi, segno che nonostante il varo della manovra, la nostra economia resta sempre al centro dell’attenzione della comunità finanziaria. Il differenziale tra i titoli di stato italiani a lungo termine e gli equivalenti tedeschi resta infatti il miglior indicatore del grado di rischio del nostro Paese all’interno dell’Eurozona. In teoria avendo tutti i 17 Paesi dell’area euro la stessa moneta non dovrebbero esistere differenze di rendimento dei titoli di Stato di un Paese rispetto all’altro. Come invece accadeva prima dell’introduzione dell’euro i mercati rilevano comunque differenze significative sull’andamento delle economie dei singoli Paesi europei che si traducono nella necessità per i Paesi considerati più a rischio crisi di aumentare il rendimento dei propri titoli per mantenerne l’appetibilità.