Cassazione: ok a gatti nei condomini. Santulli festeggia con “Ciuciù”

di Redazione

AVERSA. In occasione di una sentenza della Cassazione che ha riconosciuto il “diritto” dei gatti a vivere in un condominio e a vedersi dare da mangiare da una parte dei condomini, in quanto “animali sociali”, riceviamo e pubblichiamo una simpatica nota del professore Paolo Santulli.

Io e Ciuciu’, la difficoltà a poter amare gli animali in una società “condominiale”.

Pur in vigenza della legge 281 del 1991 che tutela i “diritti” dei gatti, finalmente, per la prima volta, un giudice ha emesso una sentenza che sancisce definitivamente che i gatti hanno la possibilità di muoversi e risiedere liberamente all’interno degli edifici e allo stesso modo possono ricevere i pasti, nessuno lo può vietare.

L’esultanza per tale giusto riconoscimento è legata alle tante ingiustizie e violenze cui siamo costretti ad assistere contro gli animali.

Soprattutto contro le discriminazioni che certi cosiddetti “umani” perpetuano normalmente a danno di questi “amorosi” e fidati a…mici.

Abbiamo festeggiato in casa con Ciuciù, il nostro gattone “nero” che ci ha adottati da oltre dodici anni e che continua a sopportarci, con la sua costanza e comprensione.

Imporre la presenza di animali domestici nei nostri condomini è ancora un impresa.

Spesso il pregiudizio, più spesso la prevaricazione a “prescindere” come diceva Totò, così hanno luogo le liti che danno luogo ad infuocate assemblee condominiali con fazioni contendenti, novelli “guelfi” e “ghibellini” pro e contro la presenza di cani e gatti.

Spesso me la rido pensando al nostro “ciuciù” che viaggia in nave, in treno, che va in aereo, in auto, negli alberghi, senza creare nessuna difficoltà per nessuno, anzi.

Peccato per tanti, perché non sanno cosa si perdono.

Qualcuno ha scritto “più conosco gli uomini più amo le bestie” ma anche questa a mio giudizio è una estremizzazione, ma forse “più conosco gli animali meglio giustifico gli uomini” forse funziona meglio.

In ogni caso, da oggi, rispetto “sentenziato” per i gatti e per quelli che li possono amare più “liberamente”.
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