AVERSA. Mariano D’Amore per il Partito Democratico, Lello Ferrara o Luca De Rosa per la Sinistra, Alberto Coppola o Antonello D’Amore per i centristi?
Potrebbero essere questi alcuni dei nomi che, rappresentando il vecchio che avanza, potremmo ritrovarci sulle schede elettorali per la elezione del sindaco di Aversa la primavera prossima, in rappresentanza della galassia del centrosinistra che rischia di presentarsi all’appuntamento elettorale in ordine sparso.
A volte ritornano, si è soliti dire. Ma, per il bene della Sinistra e del centrosinistra, questa volta sarebbe auspicabile che questi nomi, più o meno proponibili, facessero da tutor al nuovo di cui ha bisogno questa parte politica dopo le ultime esperienze fallimentari nelle quali l’hanno trascinata persone come l’ex segretaria cittadina del Partito Democratico Eugenia d’Angelo, Giuseppe Stabile o Amedeo Cecere.
Nomi nuovi, nomi spendibili in un panorama desolante dove il segretario cittadino del Partito Democratico non ha dalla sua nemmeno la globalità del proprio partito e sogna di candidarsi a primo cittadino, dove il Pd continua ad essere in mano a persone che non riescono più nemmeno ad autoreferenziarsi, dove c’è un onorevole voluto dallo establishment romano, dove l’unico ad essersi guadagnato la poltrona a suon di preferenze è il consigliere regionale Nicola Caputo.
Nella Sinistra alla finestra si vedono tanti personaggi pieni di quella supponenza ed arroganza che tanto male ha fatto a questa parte politica. Insomma, tanti nomi già vecchi. Nomi che, comunque, dividerebbero e non aggregherebbero le diverse anime della Sinistra aversana. Prima che sia tardi, in questo autunno oramai prossimo, i padri nobili di questa parte politica, se effettivamente tali, mettano da parte le velleità personali e puntino su nomi della società civile da scegliere anche attraverso eventuali primarie, meno farsa di quelle del novembre 2006, che riescano a ”regalare” alla Sinistra cittadina (e, perché no, all’intera Aversa) un nuovo leader che riesca (sempre con l’aiuto di questi padri nobili: Ferrara, Diana, Antonello D’Amore, Coppola e così via) a restituire la città, in un democratico regime di alternanza, all’altra parte politica rispetto a quella che attualmente l’amministra.
Quali i nomi? Ce ne sono tanti, tantissimi, provenienti sia dal mondo della cultura che delle libere professioni, dal mondo imprenditoriale e da quello impiegatizio, scuola compresa. Facce giovani, di quarantenni con ancora la voglia di cambiare e non consolidare le volontà dei poteri forti che in quest’ultimo ventennio, non solo con il centrodestra, ma anche con il centrosinistra, ha portato a termine la missione di ultimare la cementificazione della città che oggi appare come un osso spolpato.