NAPOLI.Una foto scattata il 9 giugno scorso e inviata via fax ai familiari dei marinai italiani della petroliera Savina Caylyn, che dall’8 febbraio sono tenuti in ostaggio da una banda di pirati somali.
L’immagine, diffusa oggi dal quotidiano Il Mattino,mostra i sequestratori (alcuni poco più che 15enni), coi volti coperti da kefiah e cartucciere al collo, che puntano i loro mitra contro i marinai, seduti per terra, scalzi e con i polsi legati a delle grosse cime. In altre foto indossano una maglietta, in altre sono a torso nudo e stringono in mano un pugno di riso o hanno delle taniche. Non si noterebbero segni di violenza, né sembrerebbero denutriti.
La nave, con a bordo un equipaggio di 22 persone, 17 indiani e 5 italiani, fu sequestrata dai pirati in pieno Oceano Indiano, a 880 miglia dalle coste somale e a 500 miglia dall’India. Tra i 5 italiani figurano il capitano Giuseppe Lubrano Lavadera, 47 anni, di Procida, e Antonio Verrecchia (62 anni, di Gaeta, direttore di macchina), Gianmaria Cesaro (26anni, di Piano di Sorrento, allievo di coperta),Crescenzo Guardascione,(41 anni, di Procida, terzo ufficiale di coperta),Eugenio Bon (30 anni, di Trieste, primo ufficiale).
“Non ci abbandonate, non possiamo più aspettare”, disse Lavadera al telefono. “Questi mangiano erba, possono avere reazioni particolari. noi preghiamo il Signore, ma non ce la facciamo più fate presto”. Il comandante riferì anche la minaccia fatta dai pirati di decapitare un membro dell’equipaggio nel caso le richieste non fossero state esaudite.
Ora Nunzia Nappa, moglie del capitano Lavadera, lancia un accorato appello alle istituzioni per risolvere positivamente la vicenda e porre fine allo stillicidio. L’ultimo contatto che la donna ha avuto col maritorisale al 16 giugno. In quella telefonata il comandante fece presente le condizioni dettate dai pirati per il rilascio, precisando che per ogni mese in più la richiesta di riscatto sarebbe aumentata di 250mila dollari.