SANTIAGO DEL CILE. La rabbia degli studenti esplodenelle strade di Santiago del Cile. Decine di migliaia, 100mila secondo gli organizzatori, 60mila per le autorità, di ragazzi delle scuole medie e universitari, insieme a docenti, genitori e diverse categorie di lavoratori, hanno protestato contro il governo del presidente Sebastian Pinera.
E’ la nona mobilitazione in tre mesi: gli studenti chiedono che sia il governo ad amministrare l’educazione primaria e secondaria, che si proibisca alle istituzioni private di arricchirsi con l’istruzione e che venga garantito costituzionalmente il diritto ad un’educazione pubblica, gratuita di qualità.
Stavolta si sono registrati violenti scontri con le forze dell’ordine intervenute per rimuovere le barricate con l’utilizzo di getti d’acqua e gas lacrimogeni. Momenti di tensione anche quando alcuni giovani incappucciati si sono staccati dal corteo e hanno cercato di raggiungere il palazzo presidenziale, allestendo alcune barricate con del materiale edile.
A seguito dei tafferugli visti per le strade della capitale, gli studenti hanno anche presentato una querela contro il ministro degli interni e braccio destro di Pinera, Rodrigo Hinzpeter, chiedendone le dimissioni. “Hinzepter dovrà rispondere della repressione, visto che è riuscito a ottenere esattamente l’opposto di quello che voleva, e cioè garantire l’ordine pubblico e la sicurezza”, ha sottolineato la leader della Federazione degli studenti universitari, Camila Vallejo. Le cariche dei “carabineros” contro i manifestanti “sono una violazione dei nostri diritti costituzionali. Tutti i cileni abbiamo il diritto di riunirci per poter manifestare”, ha aggiunto la 21enne.
Intanto, 38 studenti hanno raggiunto la loro terza settimana di sciopero della fame, mentre manifestazioni di protesta si sono registrate anche in altre città cilene.
Il braccio di ferro tra studenti e governo era arrivato al suo culmine giovedì scorso, quando scontri e atti di vandalismo si erano ripetuti nel corso di tutta la giornata. Oltre 800 persone erano state fermate e una quarantina di queste denunciate.
Martedì 9 agosto,per le strade della capitale, è andata in scena una “cacerolazos”, una forma di protesta che i cileni idearono durante la dittatura di Pinochet, che consiste nel fare rumore usando pentole e altri utensili da cucina.