NEW YORK.L’uragano Irene ha lasciato New York e, già declassato a tempesta tropicale, si è mosso verso il New England. Il messaggio arrivato a metà giornata ha rassicurato i newyorkesi.
“Il peggio della tempesta è passato, Irene sta lasciando New York” ha detto il segretario alla sicurezza nazionale Usa, Janet Napolitano che però ha aggiunto: “Non siamo ancora fuori dai guai. La mancanza di corrente resta un problema”.Passata la tempesta, il problema principale su tutta la East Coast è in effetti il black out indotto dall’interruzione delle linee elettriche. Secondo le stime, almeno 4 milioni di persone sono senza luce: di queste, circa 50mila a New York, dove in ogni caso le luci di gran parte delle strade di Manhattan, insegne comprese, non si sono mai spente.
Il presidente Barack Obama avverte: “Attenzione, la tempesta è ancora pericolosa”. Irene era stata già declassata nella notte da venerdì e sabato da uragano di categoria 2 a categoria 1. I venti della tempesta tropicale che lascia Manhattan sono di 65 miglia all’ora (104 chilometri) all’ora. Tutto bene? Se si guarda alle vittime, sì, visto che prima di arrivare a New York la tempesta aveva provocato 15 morti, tra i quali due bambini e due surfisti che sfidavano le onde.
DANNI PER 2-3 MILIARDI DI DOLLARI.Ma ora c’è la verifica dei danni e lì il conto potrà risultare salato. Specie nelle aree più esposte, come la costa nel New Jersey: il governatore Christie ha detto alla Nbc che i danni da Irene sono quantificabili in miliardi di dollari, se non “decine di miliardi”. E ha aggiunto che la situazione in New Jersey è “seria: restate a casa”: 250 strade sono state chiuse e oltre un milione di persone evacuate, “il pericolo sono le inondazioni” ha aggiunto. Anche nell’area di New York ci sono zone dove le inondazioni sono un problema: nella Lower Manhattan in particolare a Battery park, nel quartiere di Brooklyn, a Coney Island. Ma il “cuore” di New York non ha avuto danni. Anche la Fredoom Tower, il grattacielo che sta sorgendo sulle ceneri del World Trade Center, ha resistito all’attacco di Irene. I danni assicurati dell’uragano Irene saranno compresi tra i 2 e i 3 miliardi di dollari, mentre le perdite totali dovrebbero ammontare attorno ai 7 miliardi di dollari. È quanto rivela una stima preliminare della compagnia di consulenza Kinetic Analysis Corp. Si tratta di cifre inferiori a quanto si temeva inizialmente. I costi a lungo termine di Irene potrebbero però crescere quando le zone colpite dovranno occuparsi delle richieste di risarcimento e di altre conseguenze, come l’interruzione dei trasporti. Ci potrebbero voler mesi per calcolare i danni complessivi. L’uragano Isabel, che colpì la East coast nel 2003, causò danni assicurati per 6 miliardi di dollari.
OBAMA.Nel tardo pomeriggio (ora locale) interviene il presidente Barack Obama in un messaggio tv: “L’emergenza non è ancora finita. Ora è diventata una tempesta tropicale, ma resta ancora pericolosa”. Obama si riferisce agli stati a Nord di New York, investiti dalla tempesta. E sa che resta ancora il rischio dell’esondazione di fiumi. E’ convinto che gli americani risentiranno “per un certo tempo” degli effetti di Irene. Ma ci tiene a sottolineare che l’impegno messo in campo per la prevenzione è servito. E ringrazia tutto il personale che si è speso per contenere i danni: “Continuiamo ad avere personale di ricerca e soccorso in allerta e continueremo a sostenere le attività di ripristino dell’energia elettrica”.
BLOOMBERG FA RIENTRARE ORDINE EVACUAZIONE.L’ordine di evacuazione per circa 370mila residenti delle aree più a rischio di New York rientra alle 15 ora locale, (le 21 in Italia). Nel comunicarlo, il sindaco Michael Bloomberg ha spiegato però che rimane l’allerta, che vanno verificate molte situazione e che ci saranno sicuramente dei problemi per i pendolari: non risultano danni gravi alle rete ferroviaria e ma tre linee della metro sono state parzialmente allagate. New York nelle prime ore del mattino sembrava un deserto: il sindaco Bloomberg aveva ordinato l’evacuazione obbligatoria di 370mila persone dalle zone considerate a rischio (comprese Battery Park, il Financial District, Wall Street, parte di Chinatown e alcune aree dei borough di Brooklyn e Staten Island) e aveva chiesto a tutti gli altri di rimanere tappati in casa almeno fino alle 21 di domenica. Chiusi gli aeroporti e per la prima volta nella storia della città anche i mezzi di trasporto pubblici: niente autobus, né metropolitana, almeno per tutta la giornata di domenica, se non addirittura anche lunedì. Chiusi negozi, compreso il department store Bloomingdales, saracinesche abbassate per ristoranti e locali, deserta persino Grand Central Station, la stazione dei treni solitamente affollatissima, vuoto anche Central Park, dove il pericolo che cadano alberi o rami era altissimo (proprio per la caduta di alberi hanno perso la vita almeno due delle persone rimaste finora vittime di Irene).