HAMA. Seconda giornata di scontri in Siria. L’esercito di Assad non molla la presa e sembra deciso a spegnere nel sangue ogni forma di rivolta.
Alle prime luci del giorno sono ripresi i bombardamenti sulla città di Hama, colpita ieri dai carri armati che hanno provocato un centinaio di vittime (più altre decine di morti nel resto del Paese). Le forze di sicurezza, racconta l’attivista Omar Hamawi, hanno aperto il fuoco ad Hama, a partire dalle 7.30 locali, dopo una notte in cui si sono sentiti sporadici colpi.
L’attivista Mustafa Osso ha confermato i bombardamenti. Un abitante di Hama, contattato dalla Reuters, riferisce di soldati armati di mitra pronti a sparare su chiunque cerchi di abbandonare la città. Rami Abdul-Rahman, direttore dell’osservatorio siriano per i diritti umani, con base a Londra, ha detto che anche la città orientale di Deir el-Zour è stata centro di sparatorie nella notte. La scelta del giorno in cui sferrare l’attacco non è stato causale. Le forze di sicurezza hanno infatti atteso l’apertura del Ramadan, mese sacro in cui i musulmani praticano il digiuno diurno.
ASSAD SI CONGRATULA CON ESERCITO. Il presidente siriano, Bashar al Assad, si è congratulato con l’esercito del Paese, definito “patriottico”. Il bilancio della repressione è stato di almeno 136 morti e in occasione del 66esimo anniversario della sua fondazione, Assad ha definito l’esercito simbolo “dell’orgoglio nazionale”. “Saluto ciascun (soldato) e con lui mi congratulo in occasione del 66esimo anniversario della creazione dell’esercito arabo siriano (…) che difende i suoi diritti di fronte ai piani aggressivi che ci riguardano oggi e domani”, ha affermato il presidente durante un discorso.
REAZIONI DALL’OCCIDENTE.Intanto i Paesi occidentali stanno cercando una forma di risposta al brutale comportamento del governo siriano. In particolare il ministro degli Esteri britannico, William Hague, ha chiesto “un’ulteriore pressione internazionale” sulla Siria, pur escludendo la possibilità di un’azione militare sotto l’egida delle Nazioni Unite. “Vogliamo vedere ulteriore pressione internazionale, e certamente una pressione efficace che non può soltanto venire dai Paesi occidentali”, ha dichiarato Hague alla radio della Bbc, auspicando anche una presa di posizione da parte delle nazioni arabe. La Nato condanna, ma esclude un intervento militare nel paese. Posizione confermata dallo stesso segretario generale, Anders Fogh Rasmussen, che ha sottolineato che “non ci sono le condizioni” per un intervento militare in Siria in un’intervista al quotidiano francese Midi Libre. “In Libia conduciamo un’operazione basata su un mandato chiaro dell’Onu. Abbiamo il sostegno dei Paesi della regione. Queste due condizioni non sono presenti per la Siria”, ha spiegato Rasmussen.
CHIESTA RIUNIONE CONSIGLIO SICUREZZA ONU. Intanto, come ha già fatto l’Italia con il suo ministro degli Esteri Franco Frattini, anche la Germania ha richiesto una riunione d’urgenza del Consiglio di sicurezza dell’Onu mentre il cancelliere tedesco Angela Merkel chiede ad Assad di “fermare le violenze”. Reazioni anche dal ministro degli esteri russo Sergei Lavrov che ha bollato come “inaccettabile” l’uso della forza. Domenica il presidente Usa, Barack Obama, si è detto “sgomento e sbigottito” di fronte alle notizie sul massacro dei civili in Siria. Lunedì il governo di Ankara ha “condannato con forza” l’operazione militare.
SANZIONI UE.L’Unione europea rafforzerà le sue sanzioni contro il regime di Damasco. Cinque nomi di persone vicine al presidente siriano Bashar al Assad potrebbero essere aggiunti fin da domani all’elenco delle persone private di visto e i cui asset sono stati congelati, ha precisato un diplomatico europeo sotto copertura di anonimato. L’Europa ha già adottato tre cicli successivi di sanzioni nei confronti di esponenti del regime, fra i quali lo stesso presidente siriano, oltre a società legate al potere, ma anche a responsabili dei Guardiani della rivoluzione iraniani.