ROMA. Una fronda anti-Tremonti si starebbe creando allinterno del Pdl in vista del voto sul dl anticrisi. Quattro parlamentari berlusconiani, Giorgio Stracquadanio, Guido Crosetto, Lucio Malan e Isabella Bertolini, hanno riferito che il loro voto parlamentare non è affatto scontato.
Un annuncio racchiuso in un comunicato congiunto, dal titolo inequivocabile: Tremonti a dir poco deludente. L’esposizione del ministro Tremonti, si legge nel documento che ha anteposto il tema del vincolo costituzionale al pareggio di bilancio alle misure per raggiungere lo zero deficit nel 2013, ci aveva fatto credere che il ministro avrebbe colto l’occasione della crisi per essere all’altezza di quello che lui ha definito un tornante della storia. Ci aspettavamo che il ministro, il quale ha espresso il suo favore per la proposta di riforma dell’articolo 81 presentata da Nicola Rossi, fosse conseguente alle sue parole. Nella proposta di Rossi è contenuta una percentuale, il 45%, che rappresenta il limite massimo di spesa pubblica in rapporto al Pil e quindi il limite massimo della complessiva tassazione. Oggi quella percentuale è al 52% e dunque un ministro conseguente alle premesse costituzionali esposte avrebbe dovuto indicare la strada per ridurre di almeno sette punti la spesa pubblica. E su questo il Parlamento avrebbe dovuto discutere. Invece, niente.
I quattro ex forzisti aggiungono: Quando il ministro è passato a indicare come raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013 è tornato rapidamente al vecchio metodo: come finanziare il deficit con entrate straordinarie, proseguendo in quella politica che ha alimentato il mostro del debito pubblico che oggi ci sta distruggendo. La crisi può essere occasione per far approvare la riforma della spesa previdenziale, della spesa sanitaria, del costo esorbitante della pubblica amministrazione. Oppure può essere il vicolo cieco in cui classi dirigenti irresponsabili condannano i loro paesi al declino e all’impoverimento diffuso.
A parziale scusante del ministro, secondo i quattro pidiellini, c’è solo il fatto che tutte le opposizioni, nessuna esclusa, sono convinte che la crisi vada affrontata con la solita ricetta: tasse, tasse e ancora tasse.