TERAMO. Era già successo con il mostro del Circeo, Angelo Izzo, e i giovani fidanzatini Erika e Omar. E non solo, la lista sarebbe lunga.
Ora la storia dell’eroe negativo, che attira su di sé sentimenti, si ripete con Salvatore Parolisi che nel carcere di Ascoli sta ricevendo lettere d’amore da parte di donne sconosciute. E poco importa se il caporalmaggiore è detenuto perché sospettato di essere l’assassino della moglie, Melania Rea. Sono qui che ti aspetto oppure Salvatore ti voglio bene, sono tutte di questo tenore le lettere che Parolisi riceve dalle numerose ammiratrici. A renderlo noto è stato il quotidiano il Messaggero. Ovviamente non ci sono conferme ufficiali e queste missive non sono nemmeno bloccate dal personale carcerario perché non considerate pericolose. Ma lascia l’amaro in bocca, soprattutto ai familiari di Melania, sapere che il presunto assassino della propria congiunta arriva ad attirare simpatie e addirittura amori.
LA FOTO E IL CAPELLO. Intanto, non cessa il mistero sullomicidio della 29enne di Somma Vesuviana. Dopo la foto che potrebbe dimostrare la presenza di Salvatore a Colle San Marcoe il capello di unaltra donna rinvenuto sul corpo di Melania, i legali del militare di Frattamaggiore corrono allattacco in attesa dell’udienza col gip. Valter Biscotti e Nicodemo Gentile si chiedono perché – a proposito dei capelli trovati sul corpo prima di arrestare Parolisi questa fondamentale traccia non sia stata analizzata ed esaminata con l’urgenza del caso, tenuto conto anche del Dna femminile ritrovato sotto l’unghia di Melania. Questa evidente lacuna evidenzia un ulteriore macroscopico buco in un’indagine a senso unico sempre più fragile, sempre più ricca di palesi contraddizioni e di tanti, tantissimi dubbi.
LEGALE REA: BUGIE DELLA DIFESA. Ma il legale della famiglia Rea, l’avvocato Mauro Gionni, smentisce i colleghi della controparte: Purtroppo, ancora una volta, le affermazioni della difesa di Parolisi non sono vere. Nessun capello è stato trovato sul cadavere della povera Melania, tantomeno di donna. Sono state trovate solo cinque formazioni pilifere di colore nero, in sede di autopsia, oggi all’esame dei Ris. Un capello di colore nero, come quelli della vittima, è stato trovato sulla sua scarpa sinistra dai carabinieri di Teramo, primi intervenuti. L’unico capello di colore diverso, che non sia pelo, di 22 centimetro, di colore castano, è stato trovato non sul cadavere, prosegue Gionni, ma, dopo alcuni giorni, il 23 aprile 2011, dai Ris, sulla casetta di Ripe (a 10 cm dalla parte nord e 70 cm dalla proiezione della parete est), non nell’angolo dove è stata commessa la prima parte dell’omicidio (angolo nord-est-lato est). Reperto comunque all’esame dei Ris. Il riferimento è al casotto di legno che si trova al Bosco delle Casermette, il luogo in cui è stata uccisa Melania. Anche sulla foto che ritrae quella che, secondo la difesa, sarebbe la vettura di Parolisi parcheggiata a Colle San Marco, lavvocato Gionni spiega: La foto agli atti ritrae chiaramente un’automobile di colore amaranto, non una Renault Scenic, parcheggiata in luogo completamente diverso da quello indicato da Parolisi (in prossimità di una casetta sulla strada principale e non su quella delle altalene). Ciò, oltretutto, alle 15:13, in orario persino compatibile con l’omicidio commesso prima a Ripe.
DNA SOTTO LUNGHIA. Anche il Dna trovato sotto l’unghia presenterebbe un profilo misto, della stessa Melania e di un’altra donna, ma non sembrerebbe un segno di difesa da parte della vittima, bensì di sfregamento. Secondo i pm quella traccia biologica potrebbe appartenere molto semplicemente a una persona a cui Melania ha stretto la mano. E probabile che Melania si sia tolta l’anello di fidanzamento, che portava a quel dito e ritrovato poco lontano il suo corpo, insieme alla fede, gettandolo a terra in segno di disprezzo, o che sia stata una donna a sfilarglielo. Un gesto simbolico, in entrambe le ipotesi, visto ciò che lanello rappresentava.
ARRESTO BIS PER PAROLISI. Dopo la magistratura di Ascoli, anche il Gip di Teramo, Giovanni Cirillo, ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Parolisi, recluso nel carcere “Castrogno” di Teramo, dove è stato trasferito il 30 luglio scorso. Il Gip ha quindi accolto la richiesta della Procura teramana che chiedeva l’arresto di Parolisi per omicidio e concorso in vilipendio di cadavere, aggiungendo inoltre un’aggravante al grado di parentela e alla crudeltà, già riscontrate dal Gip di Ascoli Carlo Calvaresi nell’ordinanza di arresto del 18 luglio scorso, in cui lo stesso magistrato del capoluogo marchigiano si era dichiarato incompetente territorialmente in quanto l’omicidio è avvenuto in provincia di Teramo. Nelle 200 pagine della sua ordinanza, il Gip di Teramo rileva che Parolisi avrebbe anche “profittato di circostanze di tempo, di luogo o di persona, tali da ostacolare la pubblica o privata difesa”. In altre parole, Melania sarebbe stata aggredita mentre era accovacciata a terra, in una posizione che le ha reso impossibile opporsi all’aggressione.