Missile contro nave italiana, la Libia conferma: “Siamo stati noi”

di Mena Grimaldi

 ROMA. Sono state le truppe fedeli al colonnello Muammar Gheddafi a lanciare il missile che ieri è caduto a due chilometri dalla fregata “Bersagliere”.

A rivendicarlo ai cronisti della Cnn presenti a Tripoli è stato il portavoce del governo libico, Mussa Ibrahim. “Abbiamo delle capacità sorprendenti che non abbiamo ritenuto necessario usare. Il nostro esercito é ancora molto forte. Non abbiamo utilizzato tutta la nostra potenza militare”, ha rivelato Mussa.

La dichiarazione del portavoce del governo libico, dunque, smentisce quanto detto ieri dal ministro della Difesa, Ignazio La Russa, che aveva escluso che l’obiettivo del missile fosse la nave italiana. Il portavoce ha anche negato che le capacità militari delle forze pro Gheddafi siano ridotte al 20 per cento, liquidando le stime della Nato con una battuta: “Se fosse veramente al 20 per cento cosa sarei a fare qui?”. “Prendo atto di quel che dice il governo libico, ma in ogni caso le loro parole appaiono, in tutta evidenza, come mera propaganda”, ha replicato immediatamente La Russa.

Tra l’altro, in un’intervista rilasciata al New York Times e pubblicata oggi, il figlio del rais, Saif Al Islam, ha dichiarato che la sua famiglia ha stretto un patto con Ali Sallabi, uno dei leader islamici nell’est del paese in mano ai ribelli. Saif ha fatto ben intendere che la svolta islamica sarebbe ben accetta al regime, pronto a dividere con gli islamici il potere. A Tripoli, dunque, secondo quanto dichiarato dal figlio di Gheddafi, si prospettano alleanze strategiche all’interno.

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