Rendite, stipendi, pensioni, licenziamenti: le ipotesi di misure anticrisi

di Redazione

Giulio TremontiROMA. Tassare di più le rendite finanziarie (fino al 20%), tagliare gli stipendi dei dipendenti pubblici, mettere mano agli articoli 41 e 81 della Costituzione, intervenire sulle pensioni di anzianità e su quelle delle donne nel settore privato, ipotesi di introduzione di libertà di licenziare.

Sono questa alcune delle misure allo studio del governo in queste ore, in vista del dl anticrisi che sarà varato il 16 agosto (e non il 18 come previsto inizialmente). A snocciolarle, davanti alle commissioni congiunte Affari costituzionali e Bilancio di Senato e Camera, è stato Giulio Tremonti. Il ministro ha voluto precisare che alcune delle misure, e in particolare quelle che chiamano in causa licenziamenti nel settore privato e tagli agli stipendi nel settore pubblico, sono state “suggerite” dalla Bce. Nessun mistero, poi, sul fatto che, da quando è stata varata la manovra nel luglio scorso, “la crisi ha preso un corso diverso, non ancora finito e non facile da prevedere nella sua dinamica”. Per questo l’esecutivo vuole trovare in fretta la quadra sul provvedimento che sarà approvato all’indomani di Ferragosto.

E in questo quadro si inserisce anche la scelta del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di rientrare in anticipo dalla vacanza a Stromboli. Alle 17,30 il capo dello Stato riceverà al Quirinale il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, il sottosegretario Gianni Letta e il ministro dell’Economia. Venerdì, intanto, in vista dell’approvazione del provvedimento, i rappresentanti dell’esecutivo incontreranno venerdì Regioni e Province per discutere dei tagli agli enti locali.

Nella sua audizione in Parlamento, Tremonti ha anche fatto riferimento a un intervento incisivo sui costi della politica e a possibili “contributi di solidarietà” sul lato delle entrate. Il governo ipotizza inoltre di “accorpare sulle domeniche le festività” e di mettere in campo “una spinta alla contrattazione a livello aziendale, con il superamento del sistema centrale rigido” ma anche “il licenziamento del personale compensato con meccanismi di assicurazione più felici”, una sorta di “diritto di licenziare”.

Umberto Bossi ha definito “troppo fumoso” l’intervento del ministro dell’Economia. Anche Pier Luigi Bersani l’audizione di Tremonti ha sollevato numerose perplessità. Il numero uno del Pd è convinto che “per dare una risposta all’emergenza economica bisognerebbe cambiare governo”. “Abbiamo bisogno assolutamente di un fondo di salvataggio dei Paesi fatto dalla politica”, ha spiegato il segretario dei democratici. “Noi siamo uno dei più grandi Paesi del mondo, la settima potenza economia, e prendere dalla Bce anche le ricette oltre ai vincoli a me non sta bene. È tempo di agire siamo già in ritardo”.

Il leader Udc Pier Ferdinando Casini accusa Tremonti di essere stato poco dettagliato nel suo intervento. “Spero che abbia le idee così chiare che non ce l’abbia voluto dire. Avevo capito di più dalla lettura giornali che da quello che ho sentito oggi”, ha detto il numero uno dei centristi rendendo la parola in commissione.

Infuocato l’intervento del leader Idv Antonio Di Pietro. “Ritengo che cambiare governo sia una precondizione per stare meglio. Qualcuno non è d’accordo, ma prima si cambia il Parlamento meglio è per questo Paese”, ha detto l’ex pm facendo in commissione un vero e proprio show. “Lo so anch’io cosa vuole dire ‘confidenziale’. – ha aggiunto rivolgendosi al ministro – Ma lei mica ci è andato a letto con la Bce, che c’ha la confidenza. La lettera l’hanno mandata a lei non come amico ma come esponente del governo e lei quella lettera la deve dare al Parlamento”.

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