PIGNATARO. Dopo lautospensione dal Pd del sindaco di Pignataro Maggiore, Raimondo Cuccaro, per protesta contro linserimento nella segreteria provinciale dellex assessore comunale di Caserta, Arturo Giglifiorito, coinvolto nellinchiesta che ha portato allarresto dellex sindaco Giorgio Magliocca, …
… lo stesso Gigliofiorito è stato rimosso dallincarico. A tal proposito, arriva il commento di Cuccaro: “Ringrazio i vertici provinciali del Pd per la sensibilità e la capacità di recepire le istanze della base, ma soprattutto per aver accolto la mia perplessità sul nome di Arturo Gigliofiorito, inserito tra le fila della segreteria provinciale. Non ho preclusioni o pregiudizi di sorta, ma ritengo inopportuno inserire Gigliofiorito all’interno di un organigramma dirigenziale di una forza politica che vuole contrastare il malaffare e le preoccupanti incongruenze nell’opera di riqualificazione del patrimonio immobiliare sottratto alla camorra casertana.
Il dottor Gigliofiorito è indagato nell’ambito dell’inchiesta che, l’undici marzo scorso, sfociò nell’arresto dell’ex sindaco di Pignataro, Giorgio Magliocca per concorso esterno in associazione mafiosa e per la mancata riconversione dei beni confiscati ai clan locali. Gigliofiorito gestiva una palazzina confiscata alla famiglia del boss Raffaele Ligato (esecutore del delitto Imposimato) a Pignataro Maggiore. Quella struttura, durante il periodo della gestione di Gigliofiorito, non è mai partita in ambito di riutilizzo sociale.
A sole tre settimane dalla mia elezione a sindaco di Pignataro, invece, quell’immobile è stato trasformato in Polo Civico polifunzionale ed è stato addirittura intitolato alla memoria di Franco Imposimato, vittima proprio della ferocia dell’ex proprietario della palazzina, il boss Raffaele Ligato senior. Credo che molte delle responsabilità sui ritardi della riconversione possano essere ascritte a una certa superficialità gestionale delle cooperative che operavano a Pignataro durante la sindacatura di Giorgio Magliocca.
La mia autosospensione dal partito non è stata dettata da esigenze di riottosa mancanza di rispetto verso il Pd, ma da una forza di attaccamento ai valori di rinascita dei quali dobbiamo essere portatori sani. Non possiamo parlare di questione morale, se poi al nostro interno concediamo ad indagati (per questioni correlate alla camorra!) i posti dirigenziali strategici. Mi auguro, però, che l’opera di controllo e di trasparenza sui nomi apicali del Pd non si sia già esaurita con il caso di Arturo Gigliofiorito. Nel partito c’è ancora molto da valutare prima di assegnare nomine e posti di comando”.