ROMA.Il Vaticano ha risposto alle accuse del governo irlandese di coperture sullo scandalo dei preti pedofili della diocesi di Cloyne, consegnando un rapporto di 25 pagine all’ambasciata d’Irlanda presso la Santa Sede.
La Santa Sede ha riscontrato “gravi ed inquietanti errori nel modo di affrontare le accuse di abuso sessuale di bambini e minori da parte di sacerdoti della diocesi di Cloyne”. La Santa Sede riafferma “il proprio orrore verso i crimini di abuso sessuale che sono avvenuti in quella diocesi; è profondamente addolorata e si vergogna per le terribili sofferenze che le vittime e le loro famiglie hanno dovuto sopportare nella Chiesa di Gesù Cristo, un luogo dove ciò non deve mai accadere”.
Nella risposta si parla di “grave preoccupazione per le conclusioni della Commissione, circa le gravi mancanze nel governo della Diocesi e il trattamento inadeguato delle accuse di abuso. È particolarmente inquietante che tali mancanzesiano potute accadere nonostante i Vescovi e i Superiori religiosi avessero assunto l’impegno di applicare le linee guida sviluppate dalla Chiesa in Irlanda per garantire la protezione dei minori, e nonostante le norme e le procedure della Santa Sede relative ai casi di abuso sessuale”.
Il Vaticano sottolinea anche “che in nessun modo essa ha ostacolato o tentato d’interferire in alcuna delle indagini sui casi di abuso sessuale sui minori nella diocesi di Cloyne. In nessun momento, la Santa Sede ha cercato d’interferire nel diritto irlandese o di intralciare le Autorità civili nell’esercizio delle loro funzioni”. Viene respinta anche l’accusa che il Vaticano abbia ostacolato “gli sforzi della Chiesa irlandese nel trattare gli abusi sessuali sui minori commessi dal clero”.
La Santa Sede “comprende e condivide i profondi sentimenti di rabbia e frustrazione manifestati pubblicamente a fronte di ciò che è emerso con il Cloyne Report, e che ha trovato espressione nel discorso dell’On. Enda Kenny, Primo Ministro, tenuto alla Camera dei Deputati il 20 luglio 2011”.
Tuttavia “la Santa Sede nutre significative riserve su alcuni aspetti del discorso. In particolare, è infondata l’accusa che la Sede Apostolica abbia tentato di ostacolare un’Inchiesta in una Repubblica sovrana e democratica, appena tre anni fa, non trent’anni fa. Del resto, un portavoce governativo, quando è stato interrogato in merito, ha chiarito che l’On. Kenny non si riferiva ad alcun episodio specifico”.
Secondo la Santa Sede “le accuse di ingerenza da parte della Santa Sede sono smentite dai molti rapporti che pure vengono utilizzati per criticarla”. Quei rapporti, “non forniscono prove che la Santa Sede abbia interferito negli affari interni dello Stato Irlandese o, addirittura, sia stata implicata nell’ordinaria gestione delle diocesi irlandesi o delle congregazioni religiose circa i problemi degli abusi sessuali”.
Piuttosto, secondo gli estensori della risposta, “ciò che colpisce di questi rapporti e delle numerose informazioni sulle quali sono basati è la mancanza di documentazione a supporto di tali accuse”.
Per quanto riguarda le osservazioni che nel 1997 la Congregazione per il Clero, tramite l’allora nunzio mons. Luciano Storero, aveva fatto al Documento Quadro sulla pedofilia adottato dalla Conferenza episcopale irlandese, “in nessun modo si intendeva squalificare i seri sforzi intrapresi dai Vescovi irlandesi per affrontare il flagello dell’abuso sessuale sui minori”. Inoltre la Santa Sede “in nessun momento, si è espressa sulla misure di protezione dell’infanzia adottate dallo Stato irlandese, e tanto meno ha mai cercato di ostacolarle”.
La Santa Sede “mentre rigetta le accuse infondate, accoglie in spirito d’umiltà tutte le osservazioni e i suggerimenti obiettivi e utili per combattere con determinazione lo spaventoso crimine dell’abuso sessuale sui minori”. Si ribadisce inoltre di condividere “la profonda preoccupazione e l’inquietudine espresse dalle Autorità irlandesi, dai cittadini irlandesi in generale e dai Vescovi, sacerdoti, religiosi e laici d’Irlanda a riguardo dei criminali e peccaminosi atti di abuso sessuale perpetrati da membri del clero e da religiosi”.
La Sede Apostolica si dice anche “consapevole della comprensibile rabbia, della delusione e del senso di tradimento sperimentati da coloro, particolarmente le vittime e le loro famiglie, che sono stati segnati da questi vili e deplorevoli atti e dal modo in cui essi talvolta sono stati affrontati dalle autorità ecclesiastiche”.
Per questo riafferma “il proprio dolore per ciò che è accaduto”. “Essa si augura – è tra le conclusioni della risposta – che le misure che la Chiesa ha introdotto negli ultimi anni a livello universale, come anche in Irlanda, si dimostrino più efficaci nell’impedire il ripetersi di tali atti e contribuiscano alla guarigione di coloro che hanno sofferto per gli abusi, come pure a ristabilire la fiducia reciproca e la collaborazione tra le Autorità ecclesiastiche e quelle statali, che sono essenziali per combattere efficacemente il flagello dell’abuso”.
“Naturalmente – aggiunge -, la Santa Sede sa bene che la dolorosa situazione provocata dagli episodi di abuso non può essere risolta rapidamente o facilmente e che, benchè siano stati compiuti molti progressi, molto rimane ancora da fare”.