Wikileaks pubblica i cablo della diplomazia americana

di Redazione

Julian Assange L’intero archivio di cablogrammi riservati della diplomazia Usa è stato messo online da Wikileaks.

Il sito di Julian Assange ha pubblicato su Twitter il link dal quale è possibile scaricare oltre 250mila documenti diplomatici, senza alcuna password di protezione. Resta ancora da capire se anche questi nuovi documenti confidenziali siano stata pubblicati integralmente: nei giorni scorsi infatti, il sito aveva cominciato a diffondere 134mila cablogrammi senza omettere dati sensibili che potevano mettere in pericolo vite umane, riconducendo alle fonti delle informazioni. Questa scelta aveva fatto infuriare l’Australia, protagonista di parte dei documenti riservati finiti online, che aveva accusato il suo cittadino Assange di danneggiare la sicurezza nazionale e l’operatività degli agenti coinvolti nella lotta al terrorismo con rivelazioni inopportune e pericolose.

A favore della pubblicazione dell’intero archivio si era schierato giovedì il «popolo di internet»: il sito di Assange, infatti, aveva lanciato un sondaggio su Twitter chiedendo agli utenti di pronunciarsi in merito alla possibile diffusione di tutto il materiale riservato della diplomazia Usa in suo possesso.

Wikileaks aveva spiegato su Twitter di aver scelto la pubblicazione integrale dopo che un file contenente l’intero database era stato reso accessibile da un giornalista del Guardian che aveva inserito la password in un libro pubblicato nel febbraio scorso. Accuse respinte dal quotidiano britannico secondo il quale in “WikiLeaks: dentro la guerra alla segretezza di Julian Assange”, era “contenuta una password solo temporanea e comunque non c’erano dettagli sulla localizzazione dei file”.

A sua difesa, il quotidiano britannico aveva inoltre riferito che il 4 agosto scorso c’era stato un incontro “cordiale” tra Assange e Rusbridger, durante il quale il fondatore di Wikileaks non aveva “mai menzionato alcuna crepa nel sistema di sicurezza”. Già giovedì, il Dipartimento di Stato Usa aveva criticato le azioni “irresponsabili, sconsiderate e pericolose” del sito, affermando di essere stato avvisato della divulgazione imminente di informazioni, sottolineando tuttavia che gli appelli di Washington erano stati ignorati.

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