ROMA.La Procura di Roma ha inviato gli atti dell’inchiesta sul caso escort alla magistratura di Bari, indicata dal Tribunale del Riesame di Napoli competente sul caso.
La decisione è stata presa stamani in una riunione tra il procuratore Giovanni Ferrara e l’aggiunto Pietro Saviotti e sarebbe legata alla necessità di definire la posizione di Valter Lavitola, il giornalista latitante nei confronti del quale pende un’ordinanza di custodia cautelare emessa dai pm napoletani e che rischia di decadere se non rinnovata entro 20 giorni a partire dal deposito delle motivazioni del riesame di Napoli.
Gli atti inviati a Bari riguardano infatti la sola posizione di Lavitola per l’ipotesi di reato di induzione a rendere dichiarazioni mendaci all’autorità giudiziaria, la stessa configurata dal tribunale del riesame di Napoli. Al vaglio degli inquirenti romani restano le posizioni dei cinque soggetti indagati per estorsione ai danni di Silvio Berlusconi: lo stesso Lavitola, Giampaolo Tarantini, la moglie di quest’ultimo Angela Devenuto e altre due persone ritenute legate a Lavitola nella gestione dei soldi. Per tutti si potrebbe prospettare la richiesta di archiviazione.Mercoledì Lavitola ha sostenuto che una telefonata, non allegata agli atti dell’inchiesta, lo scagionerebbe.
Il procuratore di Lecce, Cataldo Motta, ritiene che “non vi sia alcuna connessione” tra l’indagine istruita a Napoli sui soldi che Berlusconi ha elargito a Tarantini e l’inchiesta in corso nel capoluogo salentino sul procuratore di Bari, Antonio Laudati. L’invio a Lecce degli atti che la procura di Roma sta mandando a Bari, in seguito all’ordinanza del tribunale del riesame di Napoli, è una delle ipotesi che si fanno a proposito della competenza funzionale della procura salentina ad indagare sul procedimento perché ha in corso un’indagine sul procuratore di Bari. Questi è accusato da un suo ex pm, Giuseppe Scelsi (oggi sostituto pg a Bari) di aver di fatto rallentato l’indagine sulle escort che Gianpi ha portato a casa del premier ed è per questo indagato per favoreggiamento, abuso d’ufficio e tentativo di violenza privata. Le indagini in corso nei confronti di Laudati sarebbero, d’altra parte, anche la motivazione per la quale il fascicolo destinato a Bari secondo il tribunale campano non potrebbe – ritengono alcune ipotesi sulla competenza – restare nel capoluogo pugliese.
Secondo Motta, “sulla base degli articoli 11 e 12 del Codice di procedura penale la connessione è da escludere, noi pertanto non chiederemo gli atti” dell’inchiesta istruita a Napoli. A Bari le carte da Roma sono attese per domani. Il procuratore fa anche notare che “non spetta al pubblico ministero, in questa fase, stabilire la competenza ad indagare, perché vi sono già provvedimenti di magistrati giudicanti, che sono gli unici titolati a pronunciarsi sulla competenza dei pubblici ministeri”.