ROMA.Disposti gli arresti per Soter Mulè, l’ingegnere di 42 anni coinvolto nella morte di una ragazza di 24 anni per un gioco erotico avvenuto sabato scorso in una garage della Bufalotta.
Il gip del Tribunale di Roma, Marco Mancinetto, ha interrogato per alcune ore a Regina Coeli l’indagato e derubricato l’ipotesi di reato da omicidio preterintenzionale a omicidio colposo. Mulè, difeso dall’avvocato Antonio Buttazzo, ha risposto alle domande del gip il quale ha ritenuto però di tramutare la custodia cautelare in carcere in arresti domiciliari. “E’ stata una vittoria della difesa perché non si è trattato di un fatto doloso, ma eventualmente di un fatto colposo – ha commentato l’avvocato Di Majo – Giusta, quindi, la derubricazione del reato da parte del gip”. Il pm Maria Letizia Golfieri aveva, invece, insistito per il mantenimento in carcere dell’ingegnere Soter Mulè con la contestazione di omicidio preterintenzionale.
“E’ STATO UN INCIDENTE”. Mulè, durante l’interrogatorio, ha spiegato che la morte della ragazza è stato “un incidente, una tragica fatalità”. “Federica, all’improvviso, si è sentita male ed è caduta a terra. Così facendo ha sollevato Paola che è stata soffocata dalla corda”, ha raccontato. L’uomo, che lascerà Regina Coeli nelle prossime ore, ha chiarito al giudice che il piacere sessuale stava nel legare le due ragazze e non nella pratica dello strozzamento fino all’asfissia. “Lo avevamo fatto già una volta”, ha raccontato. Lui avrebbe dovuto solo osservare il gioco di bilanciamento tra le due ragazze: “Non dovevo fare alcun filmato né scattare foto”.
IL “GIOCO MORTALE”. Si erano incontrati per un aperitivo due ragazze e un ingegnere 42enne, facendo probabilmente uso di alcol e droga. Poi si sono recati nel vano caldaia del garage aperto al pubblico dove è iniziato il gioco erotico giapponese dello “shibari”, finito in tragedia, con la morte di una ragazza di 24 anni, mentre un’altra sua amica, di 23 anni, è ricoverata in gravi condizioni, anche se non in pericolo di vita. Le due sono state legate con delle corde durante il rito, nella notte tra sabato e domenica, all’interno di un garage in affitto all’Agenzia delle Entrate e all’Enav. A chiamare i soccorsi, intorno alle 4.45, era stato lo stesso Mulè sentito dapprima come testimone, poi arrestato con l’accusa di omicidio preterintenzionale e lesioni aggravate. L’udienza di convalida dell’arresto si terrà lunedì 12 settembre. Sulla vicenda indagano gli agenti del commissariato Fidene.
L’episodioè avvenuto in via di Settebagni 384, in zona Bufalotta alla periferia di Roma. Le due ragazze erano state legate con più corde che immobilizzavano anche le mani e i piedi, ai tubi della caldaia di un garage. “Shibari” nell’antichità era una maniera di legare i prigionieri con corde sottili di fibra naturale che formavano disegni geometrici sul corpo come una tela, oggi è utilizzata come tecnica sadomaso. La corda che avvolgeva le due ragazze, ancora vestite, aveva dei piccoli nodi. La 24enne, studentessa fuori sede di Lecce, è morta per soffocamento, mentre la 23enne, usciere del garage, è stata portata in codice rosso all’ospedale Sant’Andrea.
L’ingegnere 42enne, non sposato, è un appassionato di tecniche del genere e noto membro della comunità sadomaso. L’uomo avrebbe legato le due giovani con cui, secondo le prime ricostruzioni, si era già incontrato ed aveva condotto simili esperienze in passato. Ha anche raccontato che le due ragazze stavano volentieri al gioco, poi finito male. Nella sua macchina sono state trovate alcune corde ed un kit completo di ‘sex toys’, una specie di magazzino sadomaso portatile. Secondo gli inquirenti, pur non avendo l’intenzione di uccidere, era consapevole che con quel gioco erotico le ragazze avrebbero potuto rischiare la vita. Il 42enne avrebbe comunque cercato di tagliare la corda con un coltello una volta resosi conto di quanto stava avvenendo.
Le due ragazze erano legate con una stessa corda (ognuna da uno dei due capi opposti) in varie parti del corpo fino al collo. La corda passava su una trave orizzontale all’altezza di due metri da terra, una sorta di tubo metallico all’interno del vano caldaie del garage. Ognuna faceva da contrappeso all’altra come in un gioco della bilancia: quando una scendeva verso terra, l’altra saliva verso l’alto dandosi la spinta con le punte dei piedi. Salendo, la corda provocava uno strozzamento che durava alcuni secondi: il soffocamento, secondo alcune tecniche erotiche, produce infatti una sensazione simile all’orgasmo. Ma una delle due ragazze a un certo punto è svenuta restando in terra e costringendo a restare in alto l’altra, che è così rimasta impiccata.