Manovra, sì del Senato alla fiducia. Scontri fuori Palazzo Madama

di Redazione

 ROMA. Sì del Senato alla fiducia posta dal governo sul testo del maxiemendamento della manovra che sostituisce integralmente quello uscito dalla commissione Bilancio. I sì sono stati 165, mentre i no sono stati 141 e gli astenuti 3.

Giovedì si voterà nell’aula del Senato sul testo complessivo. Dopo le ultime modifiche apportate martedì dal governo la nuova versione della manovra anticrisi, correzioni comprese, vale per il 2013, l’anno in cui è fissato il pareggio di bilancio, 54.265 milioni di euro, come impatto sull’indebitamento netto. Il testo della manovra dovrebbe essere definitivamente varato dalle due Camere sabato prossimo.

Dalla relazione tecnica al maxiemendamento presentato in Senato emerge, intanto, che il provvedimento impatta positivamente sul deficit per 4,342 miliardi di euro nel 2012, 4,399 nel 2013 e 4,389 nel 2014. Nel 2011 invece l’impatto sull’indebitamento netto è di 700 milioni. Quasi tutto il gettito aggiuntivo arriva dal ritocco dell’aliquota Iva dal 20 al 21%. L’introito netto per la finanza pubblica del contributo di solidarietà ammonterà a 53,8 milioni di euro per il 2012 e di 144,2 nei successivi due anni. L’ammontare annuo del contributo ammonterà a 269 milioni di euro annui. Ma il gettito netto diminuisce a causa della sua deducibilità, il che porterà un minor gettito sia sull’Irpef (210 milioni nel 2012 e 120 nei due anni successivi) che sulle addizionali regionale (meno 3,6 milioni) e comunale (1,2 milioni). Quanto all’Iva, l’innalzamento di un punto dell’aliquota (dal 20 al 21%) porterà un maggiore gettito di 700 milioni di euro nel 2011 e di 4.236 dal 2012.Nel maxiemendamento, inoltre, è previsto che “per i soggetti che hanno aderito al condono di cui alla legge 27 dicembre 2002, n. 289, i termini per l’accertamento ai fini dell’imposta sul valore aggiunto pendenti al 31 dicembre 2011 sono prorogati di un anno”.

Nel testo ci sono anche dei provvedimenti dell’ultim’ora. Il sottosegretario all’Economia, Antonio Gentile, è intervenuto nell’aula del Senato per comunicare gli “aggiustamenti formali” al maxiemendamento. Tra le modifiche spicca una nuova edizione della norma che prevede il carcere agli evasori. Resta il doppio paletto, ossia la sospensione condizionale non trova applicazione, e quindi scatta subito il carcere, quando “congiuntamente” l’imposta evasa supera i 3 milioni di euro e l’ammontare è superiore al 30% del volume d’affari per i reati più gravi. Viene invece cancellata la misura che prevedeva le manette subito per i reati meno gravi (omesso versamento di ritenute certificate; omesso versamento di Iva e indebita compensazione resta) per la sola condizione dei 3 milioni evasi. Il sottosegretario Gentile ha infatti definito “un refuso” tutto il primo periodo “della lettera h all’articolo 12”.

“Le cifre della manovra indicata dal governo mi sembrano robuste: abbiamo fatto il nostro dovere”. Così il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, commenta il voto di fiducia al Senato. “La fiducia è stata decisa alla luce delle modifiche decise dopo che il Presidente della Repubblica ha auspicato un rafforzamento della manovra” ha aggiunto Gasparri spiegando come fosse necessario mettere un punto fermo “di fronte alle prossime scadenze europee ed internazionali, della Bce, dei mercati”.

SCONTRI DAVANTI AL SENATO. Circa cinquecento persone si sono avvicinate da piazza Navona, dove c’era un presidio dei sindacati di base contro la manovra, verso Palazzo Madama e hanno cercato di forzare i blocchi della polizia, tirando bengala e mortaretti. Ci sono state due cariche. La contestazione è stata contenuta dai poliziotti che presidiano il tratto di strada che collega corso Rinascimento a piazza Navona. Così mentre in Aula si discute la manovra, all’esterno si inscena la protesta. Già da martedì in piazza Navona è in corso una mobilitazione di alcune rappresentanze sindacali come Usb e Fds. E intorno alle 19 alcuni manifestanti hanno cercato di avvicinarsi al Senato, forzando il blocco di transenne e polizia. Bengala, mortaretti, sassaiole, fumogeni. Gli agenti hanno caricato. E dopo pochi minuti la situazione sembra sia tornata alla calma. Ma la “tendopoli”, montata a piazza Navona è itinerante. Un gruppo si è spostato raggiungendo prima Palazzo Grazioli al grido di “Lavoro, lavoro” e “Silvio vattene”. E quindi alla Camera “perchè la battaglia continua”. E il presidente del Senato, Renato Schifani, ha interrotto la chiamata nominale dei senatori per dare notizia degli scontri. “Depreco in modo forte e convinto” la violenza nelle vicinanze del Senato, “un vulnus alla democrazia e al Paese”.

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