POTENZA. Le abbiamo fatte tutti le foto ricordo a fine anno scolastico alle elementari. Quelle foto che, a distanza di anni, guardi con tanta nostalgia.
Quelle foto che, proprio per la spensieratezza e le facce buffe da bambini, strappano un sorriso spensierato. Lamica di banco troppo spettinata, la secchiona con la faccia troppo seria e, quello dellultimo banco che dalla posa in foto ti ricorda la sua arroganza. Cornice di un tempo, attimi non artefatti perché istantanee di un mondo spensierato come quello dei bambini.
Eppure, tutto questo un giorno non avrà lo stesso effetto per una bambina di 10 anni di Potenza. A lei, affetta da sindrome di down aggravata da altre patologie, hanno riservato una foto diversa. Una con lei da portare a casa con tutta la classe e le insegnanti, unaltra con tutta la classe, le insegnanti e senza di lei. A far notare la circolazione delle due foto è stato uno stesso compagno di classe della bambina. Immediata la rabbia della sorella maggiore che dice non senza mortificazione quale insegnamento viene dato a tutti gli altri bambini, che avranno come ricordo un gruppo in cui mia sorella non cè?.
La fotografia con la bimba precisano le insegnanti è stata scattata prima e non dopo laltra foto di gruppo. Quando abbiamo visto il risultato, però, ci siamo accorte che non era una bella foto e ne abbiamo realizzata unaltra. Quel giorno la bambina non cera. Ma, visto che lei era venuta bene nella precedente, pensando solo al ricordo che ne avrebbe avuto la famiglia, abbiamo deciso di mantenerle entrambe.Ci scusiamo se abbiamo agito con superficialità.
Ma chi aveva deciso che la bambina nellaltra foto era venuta bene? Ma soprattutto, pedagogicamente, il ricordo della foto è il ricordo di un momento artefatto o bello proprio perché si è in posa con le facce buffe?