Processo lungo, allarme Csm: “Effetti dirompenti”

di Redazione

CsmROMA.Avrà “una portata dirompente” sul sistema Giustizia il ddl Lussana sul “processo lungo”, approvato dal Senato a fine luglio, perché “legittimando” le più varie tattiche dilatorie da parte degli imputati avrà la “capacità di rallentare a dismisura la durata di tutti i procedimenti in corso”.

A lanciare l’allarme è il plenum del Csm con una risoluzione approvata a larga maggioranza, con il no dei laici del Pdl. Il documento che boccia il processo lungo è stato approvato con 18 voti a favore e 3 contrari dei laici del Pdl. Il no di questi ultimi è stato motivato dalla convinzione che il Csm non possa censurare un ddl all’esame del Parlamento, pena una interferenza nell’attività delle Camere; non invece dalla condivisione del ddl Lussana, che presenta aspetti “contestabili e non condivisibili”, come hanno riconosciuto i laici del Pdl Niccolò Zanon e Bartolomeo Romano.

Il provvedimento – che consente alla difesa di portare in aula un numero illimitato di testimoni, cancellando il potere del giudice di escludere le prove superflue – va in “direzione opposta”, avverte il Csm, al principio costituzionale della ragionevole durata del processo e alle “esigenze” della Giustizia italiana, la cui “principale causa di criticità” è la lunghezza dei processi. E se i suoi effetti si sommeranno a quelli del ddl sulla prescrizione breve, il risultato non potrà che essere quello di “negare le condizioni per pervenire ad un accertamento dei fatti oggetto delle imputazioni in tempi ragionevoli”; il che vuol dire “vanificare ogni tentativo di offrire un servizio di giustizia efficiente per i cittadini nel rispetto del principio di uguaglianza e legalità”.

Nel documento si segnala anche “la portata preoccupante” della norma transitoria che prevede l’applicazione delle nuove regole ai processi in corso in primo grado per i quali non sia chiuso il dibattimento: potrà “determinare la necessità – affermano i consiglieri di Palazzo dei Marescialli – di far ricominciare daccapo tutti i processi in corso in primo grado per consentire alle parti di avvalersi della nuova disciplina”.

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