Omicidio Capone: inflitto ergastolo a Mario Borrata

di Antonio Taglialatela

Pietro Capone Mario BorrataAVERSA. E’ stata emessa giovedì, dal gup presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Stefania Amodeo, la sentenza a carico di Mario Borrata, 18enne di Aversa, accusato dell’omicidio del giovane Pietro Capone.

A Borrata, nonostante la richiesta di rito abbreviato che dà diritto ad uno sconto di un terzo in caso di condanna, è stata inflitta la pena dell’ergastolo con interdizione dai pubblici uffici e pubblicazione della sentenza sul sito del Ministero della Giustizia e nei comuni di Aversa e Santa Maria Capua Vetere. Accogliendo le richieste del pm, Giorgia de Ponte, e sostenute dalle parti civili costituite (la moglie del giovane Pietro, Roberta Pizzo, rappresentata e difesa dall’avvocato Felice Belluomo, ed i genitori della vittima, rappresentati e difesi dall’avvocato Massimo d’Errico), il gup ha riconosciuto Borrata colpevole non solo del reato di omicidio premeditato aggravato dai motivi abietti (l’omicidio sarebbe avvenuto per motivi di gelosia) ma anche del reato di violenza sessuale a danno della Pizzo per un palpeggiamento che sarebbe avvenuto il giorno prima del delitto, così come ricostruito dalla persona offesa.

Le parti civili hanno rinunciato ad ogni risarcimento economico chiedendo la somma simbolica di un centesimo da devolvere ad istituti di beneficenza. E’ stato accertato,come da perizia medica, che Capone che morì concinque coltellate che recisero la arteria giugulare, causandone la morte.

Capone fu ucciso il 14 ottobre 2010, in piazza Marconi, colpito da alcuni fendenti e deceduto poche ore dopo il ricovero all’ospedale di Aversa. Avrebbe agito per difendere la moglie e madre di suo figlio, Roberta Pizzo, oggetto delle attenzioni di Mario Borrata, figlio di un uomo finito in carcere con l’accusa di legami al clan dei Casalesi. La ragazza, 21 anni, aveva sempre rifiutato le avances, tenendole opportunamente nascoste al marito per evitare ulteriori conseguenze. Ma Capone, venuto a conoscenza della situazione, incontrava e affrontava Borrata nel pomeriggio di quel giovedì 14. Prima una discussione, poi la violenta lite, fino al tragico epilogo.

Il giovane, che lavorava come imbianchino,veniva attinto da due coltellate alla gola che gli recidevano di netto l’aorta. Soccorso da un’ambulanza, moriva poco dopo il ricovero all’ospedale “Moscati”. Subito dopo l’omicidio, Borrata si dava alla fuga ma veniva arrestato poco dopo dagli agenti del localecommissariato di polizia, a Capua,a bordo di una minicar con vistose macchie di sangue sulla carrozzeriae nell’abitacolo.

“Sono vicino in questo momento difficile alla famiglia di Pietro Capone e alla moglie Roberta Pizzo”. Questa la prima dichiarazione del sindaco di Aversa Domenico Ciaramella appena appresa la notizia della condanna all’ergastolo di Mario Borrata, che il 14 ottobre di un anno attentò alla vita del giovane operaio di Aversa, in piazza Marconi. “Una sentenza che non sorprende – ha aggiunto il primo cittadino – per la premeditazione dell’omicidio, avvenuto, tra l’altro, per futili motivi. Il mio pensiero va in questo momento al piccolo figliolo di Pietro che per un motivo assurdo è destinato a vivere senza il papà”.

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