PERUGIA. Per Amanda Knox e Raffaele Sollecito la notte tra lunedì e martedì sarà stata sicuramente la più lunga delle loro giovani vite.
Con lassoluzione, per non aver commesso il fatto, da parte della Corte di Appello di Perugia, sono ritornati liberi dopo aver trascorso 4 anni in carcere per lomicidio di Meredith Kercher. Il collegio giudicante si è completamente fidato della perizia formulata dagli esperti superpartes nominati dalla Corte stessa sul coltello da cucina, presunta e non più arma del delitto, e sul gancetto di reggiseno appartenente alla vittima. Unico condannato per l’omicidio a questo punto è Rudy Guede, che sconta 16 anni di carcere in via definitiva.
Sollecito, uscito dal carcere di Terni, è arrivato alle 5 del mattino di martedì nella villa dove vive il padre, a Bisceglie, in provincia di Bari. Rannicchiato sul sedile posteriore dellauto con una coperta addosso, in una telefonata allagenzia Ansa ha dichiarato: “Sto cercando di riprendermi. Sono ancora spaesato. Ci speravo in questa sentenza – afferma Raffaele, la voce calma – speravo in qualcosa di positivo. Finalmente mi sono riappropriato della mia vita”. Sollecito aveva confidato allavvocato, poco prima della sentenza, che nel caso fosse stato assolto sarebbe voluto andare a vedere subito il mare. Quanto al rapporto con Amanda, Sollecito ha dichiarato di volerla incontrare.
La ragazza statunitense, invece, ha trascorso la notte con la famiglia in un agriturismo alle porte di Perugia. In mattinata ha raggiunto, insieme alla famiglia, l’aeroporto romano di Fiumicino, da dove partirà per gli Stati Uniti, via Londra, con un volo British Airways 553 alle 11.45 ora locale. E probabile che
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E, proprio nelle ore in cui Amanda si appresta a volare in America, la famiglia Kercher ha tenuto una conferenza stampa. “La decisione di due anni fa è stata totalmente ribaltata,quindi ora nascono nuove domande. Sappiamo che Guede non era solo, allora se con lui non c’erano Amanda e Raffaele, chi altro c’era?” Se lo chiede il fratello di Meredith, Lyle, durante la conferenza stampa. “Sicuramente faremo appello per cambiare la decisione, ma non dipende da noi”, ha continuato il giovane. “Non vogliamo che persone innocenti vadano in galera – ha detto la sorella di Mez, Stefhanie – ma cerchiamo la verità. Per noi ora è più difficile tornare a una vita normale. Abbiamo fiducia nella giustizia italiana, sappiamo che questa decisione è ancora appellabile e si proseguirà nella ricerca della verità. Abbiamo ancora speranze che la verità venga fuori”.