MILANO. Nicole Minetti, Emilio Fede e Lele Mora sono stati rinviati a giudizio nellambito del processo che li vedi coinvolti per favoreggiamento della prostituzione durante i festini organizzati nella Villa Arcore.
Il processo Ruby quindi va avanti nonostante la richiesta da parte del premier Silvio Berlusconi di sospendere il processo fino al prossimo 15 febbraio in attesa della decisione della Consulta sul conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato. La prima udienza del processo per Fede, Minetti e Mora è stata fissata per il 21 novembre davanti alla quinta sezione penale. E il procedimento rimane a Milano: è stata infatti respinta l’eccezione di incompetenza territoriale delle difese degli imputati, che chiedevano il trasferimento degli atti al Tribunale di Messina. Oltre alla questione di competenza territoriale, i difensori avevano chiesto il proscioglimento degli imputati, ma il giudice ha accolto la richiesta del procuratore aggiunto Pietro Forno e del pm Antonio Sangermano per il rinvio a giudizio.
A partecipare alludienza di lunedì mattina cera la consigliera regionale Minetti che ai cornisti ha detto di essere nervosa, ma fiduciosa: Non ho dormito per l’agitazione, sono a pezzi. Sono qui perché volevo farmi vedere dal giudice. In aula assieme a lei era presente anche Imane Fadil, la giovane modella marocchina che ha presenziato come osservatrice e valutare se costituirsi come parte civile, dopo eventuale rinvio a giudizio dei tre. Fadil si era presentata in procura il 9 agosto scorso e aveva raccontato altri particolari delle presunte feste a villa San Martino. Nel corso delludienza, intervistata dai giornalisti, la modella 27enne ha dichiarato: Sono qua perché mi ritengo parte offesa e per guardare in faccia chi mi ha dato della bugiarda. La ragazza e’ diventata una delle sette testimoni-chiave dell’accusa, Ruby compresa, perché ha spiegato agli inquirenti che quelle serate non erano affatto delle cene conviviali come sostenuto dalla difesa del premier. La marocchina, nel suo verbale, ha parlato anche di alcuni racconti che gli avrebbe fatto Emilio Fede riguardo ad una ragazza montenegrina, Katerina Knezevic, che sostiene di essere la ”fidanzata” di Berlusconi. La stessa Fabil oggi ha spiegato di aver presentato querela contro Emilio Fede, che ha negato la ricostruzione della ragazza. In tribunale si sono presentate anche le due ex miss Ambra Battilana e Chiara Danese, che si sono già costituite parti civili nel procedimento. Intanto la difesa di Emilio Fede ha chiesto che vengano trascritte tutte le telefonate, anche quelle che non sono mai state trascritte come alcune intercettazioni che riguardano Silvio Berlusconi e un altro parlamentare.
I pm si sono opposti a garanzie delle prerogative dei parlamentari. E il Gup di Milano ha bocciato la richiesta. Il giudice ha accolto infatti la linea dei pm i quali, riguardo alle intercettazioni di Berlusconi e alle altre dell’eurodeputato Lucia Ronzulli, avevano invocato le prerogative a tutela dei parlamentari e chiesto che non venissero trascritte. Restano dunque, tra le telefonate che il perito dovrà trascrivere in vista di un eventuale processo, solo quattro che riguardano il premier ed alcune ragazze, che erano già state trascritte in passato. Il Gup poi ha accolto tutte le richieste della procura che ha indicato le telefonate da trascrivere e ha respinto alcune richieste di opposizione delle difese. Tutto secondo le previsioni, anche se la velocità è inusuale, hanno commentato i legali di Mora dopo la decisione del gup. Mentre Gaetano Pecorella, che difende Emilio Fede, ha detto, sarcastico, che sono stati battuti due record: “Il primo, il giudice ha dato ragione solo al pm e secondo, non era mai stata fissata una udienza a meno di due mesi dal rinvio a giudizio. In nessun processo ci sono stati tempi così ravvicinati”. Per il legale è escluso che Fede possa dimettersi dalla carica di direttore del tg4. Secco il commento dell’avvocato Pier Maria Corso, che difende Nicole Minetti: “Ci difenderemo davanti al Tribunale”. Quanto al rinvio del processo chiesto dai legali di Berlusconi, E’ stato l’avvocato Piero Longo, uno dei due difensori del premier, ad illustrare al tribunale la richiesta di sospendere il processo in quanto è pendente davanti alla Consulta il conflitto tra la Camera dei deputati, i pm e il gip di Milano in relazione “alla ministerialità del fatto oggetto del capo di imputazione”.
Secondo la difesa ad indagare il presidente del Consiglio è competente il Tribunale dei ministri. Inoltre – ha spiegato il difensore di Berlusconi – non c’è urgenza nel celebrare il processo perché non ci sono imputati detenuti e testimoni molto anziani. Longo ha infine ricordato che la stessa quarta sezione penale avesse sospeso il processo per la vicenda Abu Omar quando era stato sollevato il conflitto di competenza.
Alla richiesta si era opposta subito la Procura: Ilda Boccassini ha sottolineato che il codice di procedura penale non prevede l’obbligatorietà della sospensione in casi come questi e che, dunque, bisogna valutare se vi siano ragioni di opportunità, come già fu fatto nel caso Abu Omar quando i giudici ritennero in una circostanza di sospendere il processo per lasciare alla Consulta il tempo di decidere sul segreto di Stato, ma in un altro momento lo fecero proseguire, nonostante le richieste di sospensione da parte delle difese.
Per Niccolò Ghedini la decisione dei giudici rappresenta uno schiaffo alla Corte Costituzionale. Il difensore del premier ha rimarcato che il collegio per rispetto della Corte avrebbe dovuto sospendere il processo anche perché l’udienza davanti alla Consulta è fissata il 7 febbraio e il procedimento si prescrive nel 2015. E si è lamentato dell’accelerazione che a Milano si sta dando ai processi a carico di Berlusconi, affermando che da parte della difesa e del premier stesso c’era un accordo e una disponibilità affinché venissero celebrati il lunedì: Noi questo accordo lo abbiamo rispettato, il tribunale no.