Setola condannato a 29 anni: Comune di Trentola Ducenta parte civile

di Redazione

Giuseppe Setola TRENTOLA DUCENTA. Il boss dei Casalesi Giuseppe Setola è stato condannato a 29 anni di reclusione al termine del processo che lo vedeva imputato con altre 34 persone di reati che vanno dall’associazione camorristica, all’estorsione, al tentativo di omicidio e alla detenzione illegale di armi.

I pm avevano chiesto la condanna a 30 anni di reclusione. Setola, arrestato nel gennaio 2009 dopo un periodo di latitanza,era già stato già condannato atre ergastoli, uno dei quali per la strage di Castel Volturno del 18 settembre del 2008. Il massacro provocò una sommossa della comunità degli immigrati che chiedevano che i responsabili venissero assicurati alla giustizia. In quell’occasione, morirono sei immigrati e il gestore di una sala giochi.

Complessivamente sono 300 gli anni di carcere per gli altri imputati del clan. La prima sezione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, presidente Raffaello Magi, a latere Francesca Auriemma e Paola Cervo,ha condannato, tra gli altri, anche Francesco Bidognetti, detto “Cicciotto ‘e mezzanotte”, capo dell’omonima fazione del clan dei Casalesi, a9 anni; Massimo Alfiero a 13 anni e 4 mesi; Esterino Antonucci a 12 anni e 6 mesi; Giuseppe Barbato a 19 anni e 6 mesi; Umberto Borriello Montanino a 19 anni e 6 mesi; Nicola Cangiano a 23 anni; Alessandro Cirello detto “‘O Sergente”, a 20 anni e 6 mesi; il collaboratore Emilio Di Caterino a 3 anni; Mosè Esposito a 12 anni; Paolo Gargiulo a 22 anni; Davide Granato a 14 anni e 6 mesi; Giovanni Letizia a 19 anni; Vincenzo Letizia a 11 anni; Domenico Luongo a 9 anni; Massimiliano Napolano a 12 anni; John Perman Loran a 12 anni e 6 mesi; Angelo Russo a 19 anni e 6 mesi; Tommaso Vitolo a 15 anni e 6 mesi; Massimo Iovine a 2 anni; Domenico Quarto a 2 anni e 6 mesi; Ludovico Maggio a 2 anni; Gennaro Serino a 2 anni.

I giudici hanno escluso per tutti i 35 imputati l’aggravante del metodo terroristico e hanno riconosciuto un risarcimento economico di 50mila euro più settemila euro di spese al Ministero dell’Interno che si era costituito parte civile. Per tutte le altre associazioni antiracket, ‘Mo’ basta!’, Fai, Coordinamento napoletano dell’associazione antiracket, sono stati riconosciuti risarcimenti di 5mila euro, mentre per il Comune di Trentola Ducenta, scenario dei tentati omicidi commessi dal gruppo camorristico tra il 2008 e il 2009, è stato riconosciuto il risarcimento di 2.500 euro.

Al termine dell’udienza sono volate ingiurie nei confronti di giornalisti, cameraman e del presidente del collegio giudicante da parte di alcuni detenuti che avevano appena ascoltato le pene alle quali erano stati condannati.

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