Terremoto Irpinia, il ricordo delle vittime aversane

di Redazione

 AVERSA. Novanta secondi a volte bastano per cambiare un intero Paese. All’Italia bastarono per mutare la geografia di interi territori, per ridurre in briciole ospedali, case, strade, città.

Pochi attimi per spegnere la vita di quasi tremila persone, travolte dalle macerie di quella che erano le loro case. Sono trascorsi trentun anni dal terremoto dell’Irpinia. E ci sono segni indelebili soprattutto tra le pieghe di una società che dal 23 novembre 1980 cambierà inevitabilmente il volto, trascinando via sogni e speranze di un Sud già allora senza speranza. Il Mattino, in quei giorni drammatici, sottolineò con quel “Fate presto” sparato in prima pagina e che passò alla storia,la drammaticità dell’evento che toccò anche la Città di Aversa.

Cinque vittime, don Pasquale Ciani, la mamma Caterina Acquaviva, il papà Michele Ciani,la sorella Antonietta Ciani eMaria Pezone che morirono investiti dal crollo del campanile e del tetto della Chiesa di San Filippo e Giacomo. Oltre alla parrocchia che ospita l’icona della Madonna di Casaluce, infatti, furono seriamente danneggiate la chiesa di Sant Antonio al Seggio, la chiesa di Sant Audeno, a tutti nota come la chiesa della Trinità, e la Cattedrale. La sede vescovile era vacante per l’improvvisa morte di monsignor Cece e la Diocesi era in attesa della nomina del nuovo Pastore. A spezzare l’attesa fu proprio il sisma di quella notte che anticipò l’arrivo di monsignor Giovanni Gazza. Il 21 dicembre fece ingresso nella città e per l’occasione riaprì la Cattedrale con le navate puntellate. Notevoli danni riportò anche l’ospedale civile, che allora aveva la propri a dimora ancora nell’ex Real Casa Santa dell’Annunziata, al cui interno furono chiusi vari reparti per l’inagibilità della struttura. E fu proprio il sisma di trent’anni fa che diede l’input per velocizzare la costruzione della una nuova sede, più idonea ad ospitare un ospedale, già in corso da numerosi anni.

Tanti furono anche i danni riportati dalle abitazioni civili e di conseguenza numerosi furono gli sfollati che furono alloggiati in numerosi container sistemati all’interno dell’ex campo profughi. Ma quella sera insieme alla terra furono scossi i cuori di milioni di persone che al solo ricordo di questa triste ricorrenza ancora tremano.

Nella foto, in alto da sin. Michele Ciani e Caterina Acquaviva, in basso don Pasquale Ciani e Antonietta Ciani, a lato Maria Pezone

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