“Tutti santi me compreso”, De Crescenzo presenta il suo libro ad Aversa

di Emma Zampella

Luciano De Crescenzo AVERSA. Uno scrittore che ha fatto dell’ironia e della spensieratezza tipica della cultura napoletana il suo punto di forza: Luciano De Crescenzo ha presentato il suo libro “Tutti santi me compreso” nell’auditorium dell’ex Macello di Aversa.

L’appuntamento si è tenuto nell’ambito della rassegna “Art-Ecò”, promossa dall’associazione culturale “Aversa Donna”, presieduta da Nunzia Orabona, in collaborazione con il comune di Aversa e gli assessorati alla cultura e all’ambiente, retti da Nicola De Chiara e Luciano Luciano.

Un’opera che narra di santi, patroni e non dell’Italia, che il “professor Bellavista” analizza come santini, guardando soprattutto il profilo umano. Ripercorre la vita di Sant’Agostino, il suo “preferito”, perché inventò il termine “Purgatorio”, ad indicare un luogo in cui le anime devono purgarsi, appunto, dei loro peccati: “Sant’Agostino – ha detto De Crescenzo davanti alla folta platea presente – affermò che durante la sua vita non ebbe una condotta tale da portesi definire santo e quindi meritare il Paradiso, ne tanto crudele da meritare l’Inferno. Quindi, servirebbe un posto per purgarmi dai miei peccati”. Per lo scrittore tutti possono diventare santi: “Nella mia vita non ho commesso peccati tali da meritare l’Inferno. In fondo io volontariamente non ho mai fatto del male a nessuno, e già questa mi sembra una buona partenza”.

Passa poi in rassegna la vita di San Gennaro che circa una quarantina di anni fa la Chiesa di Roma minacciò di eliminare dal calendario. I resoconti sul suo martirio non erano attendibili. Dopo una lunga contrattazione con la curia di Napoli, il Vaticano concesse il culto del santo, ma solo su base locale. San Gennaro diventava, insomma, un “santo di serie B”. Il primo pensiero che venne in mente ai napoletani fu: “Gesù, vuoi vedere che mo il santo si è offeso?”. Bisognava consolarlo. E sui muri della città apparvero delle scritte per tirarlo un po’ su: “San Gennà, futtatenne”.

Le sante, invece, non sono state poste sotto la lente di ingrandimento, perché, come ha precisato lo scrittore, “a parte mia madre, non mi sono mai piaciute troppo”. Tuttavia, De Crescenzo ha anticipato per l’occasione la stesura di un altro testo che narra il culto mariano e la sua diffusione nel mondo. Poi passa in rassegna alcuni nomi dell’agiografia femminile: Santa Caterina, Santa Maria Goretti, tutte un po’ troppo “noise” per stare in Paradiso.

Un incontro che ha testimoniato come l’autore, nonostante l’età avanzata, ha circa 83 anni, e una malattia, la prosopoagnosia, che non gli consente spesso di riconoscere il viso delle persone, non abbia perso la voglia di vivere e andare avanti con la carriera letteraria. Un vivo esempio per le generazioni che si lasciano trascinare dai problemi futili del mondo contemporaneo. Una società che l’autore ha sempre cercato di raccontare in gran parte dei suoi testi che, nonostante trattino di filosofia classica e greca, hanno sempre uno sguardo sul reale. Il passato che si mescola con il presente e che guarda al futuro. Un passaggio, quello dalla filosofia all’agiografia, avvenuto in maniera naturale e molto semplice, perché “è più facile parlare di santi che di filosofi. Ci si affida ai santi e noi ai filosofi”. De Crescenzo ha sempre raccontato la filosofia in modo da farla sembrare alla portata di tutti, basta solo cambiare il punto di riferimento e si finisce a parlare di stoici ed epicurei, di popoli d’amore e di libertà, anche nella Napoli del 2011.

Durante la serata c’è stata la proiezione di scene tratte dal best seller di De Crescenzo, “Così Parlò Bellavista”, scritto nel lontano 1977, tradotto in 19 lingue ed entrato a far parte dei 150 libri più importanti della storia d’Italia. Ma l’autore si è lasciato anche al racconto di alcuni passaggi della sua vita, come il suo amore per la musica partenopea, per la moglie, per le belle donne in generale e soprattutto per la madre, che rimane la “donna più importante”.

De Crescenzo presenta il suo libro ad Aversa – VIDEO

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