SALERNO. Una voce, quasi un sussurro che dopo 29 anni diventa una tormenta. Questo sarà stato leffetto sulla famiglia Lamberti della notizia già paventata da Metropolis la scorsa giornata, …
… circa la confessione di un pregiudicato che avrebbe partecipato allattentato del giudice Lamberti e alla morte della piccola Simonetta. Era il 29 maggio del 1982 e il giudice Alfonso Lamberti, procuratore di Sala Consilina stava rincasando a Cava de Tirreni quando i killer si affiancano alla macchina e sparano. Lo feriscono gravemente ma è sua figlia, la piccola Simonetta di 11 anni, che viene uccisa con un colpo al cervello. Da allora manifestazioni, ricordi, uno stadio(quello di Cava ) a lei intitolata, ed una condanna allergastolo per Francesco Apicella, riconosciuto da un testimone quale autista dellauto dei killer. La fiamma della memoria è stata tenuta sempre accesa dalla sorella di Simonetta che lei non conoscerà mai, Serena, ma sullidentità dei killer e del mandante solo buio. Almeno fino a ieri.
A 10 giorni dal compimento del 41 compleanno di Simonetta, a 29 anni da quella immane tragedia per cui tutti chiedono ancora giustizia, allimprovviso il ricordo ridiviene attualità. Ora che cè il crisma dellufficialità, lo possiamo dire: un killer della Nco solo oggi apre nuovi scenari su quel maledetto giorno. Un pregiudicato di Nocera Inferiore ha riaperto la vicenda, raccontando laccaduto al procuratore antimafia di Salerno,Vincenzo Montemurro, con una dovizia di particolari mai riscontrati in precedenza.
Luomo autoaccusatosi dellomicidio, avrebbe fatto inoltre, diversi nomi degli esponenti della camorra dellepoca afferente alla Nco di Raffaele Cutolo, già sospettato di essere il regista occulto dellinfame raid. Anche se i primi verbali sono stati secretati dai magistrati, si registrerebbe un alto tasso di affidabilità nelle dichiarazioni dellassassino. Ciò da parte dei parenti di Simonetta, in primo luogo di Serena, ha determinato sensazioni contrastanti.
Da una parte laccrescimento della propria speranza di aver giustizia per un delitto che ha cambiato la sua vita e quella della sua famiglia. Dallaltra si riapre un baratro che dopo 29 anni di silenzio sembrava essere chiuso; così tutta la mostruosità di quel periodo appare più viva che mai. Noi, sul delicato argomento, abbiamo chiesto il parere al dott. Raffaele Cantone a margine di un convegno a cui era ospite. Senza poter entrare nel merito di atti che non sono pubblici, il magistrato non esclude la veridicità di un pentimento anche se dopo 29 anni.
Da un punto di vista umano, dalla sua profonda conoscenza delle vittime di camorra e della famiglia di Simonetta, auspica che la frattura che si è aperta nei loro animi possa essere parzialmente ricucita dando un nome ed un volto a coloro che hanno per sempre stravolto la loro vita.