Appalti e camorra, nuove accuse per Fabozzi e tre imprenditori

di Redazione

da sin. Fabozzi, Pasquale e Giuseppe Mastrominico e MalinconicoVILLA LITERNO. I carabinieri del nucleo investigativo di Caserta hannoeseguito un’ordinanza di custodia cautelare integrativa nei confronti del consigliere regionale ed ex sindaco di Villa Literno Enrico Fabozzi

… e di tre imprenditori: i fratelli Pasquale e Giuseppe Mastrominico di San Cipriano e Giovanni Malinconico di Aliano. Tutti sono già finiti in carcere lo scorso 15 novembre per associazione a delinquere di stampo mafioso. Ora, come da provvedimento del gip di Napoli, su richiesta della Dda, si contestano loro le ulteriori accuse di concorso in turbativa d’asta e, solo per i tre imprenditori, di illecita concorrenza mediante violenza o minaccia. Reati tutti aggravati dalla finalità di aver agevolato il clan camorristico dei Casalesi.

All’esito di ulteriori approfondimenti investigativi connessi all’indagine che ha permesso di riscontrare l’esistenza di un patto criminale fra il clan e l’ex sindaco Fabozzi (anche in concorso e con la mediazione di Nicola Ferraro, imprenditore di Casal di Principe ed ex consigliere regionale tratto in arresto il 12 luglio 2010 nell’ambito dell’indagine “Normandia 2” eseguita dal Ros), fondato su un accordo generale mirato a garantire al clan il controllo e la gestione degli appalti e delle risorse pubbliche in cambio del sostegno elettorale e di tornaconti economici, personali ed elettorali, è stato possibile accertare gravi violazioni relative alle procedure di gara per l’assegnazione di importanti appalti pubblici che avevano interessato il comune di Villa Literno, studiati “ad arte” allo scopo preordinato di favorire gli imprenditori edili sponsorizzati dal clan. Questi, proprio in virtù di tale rapporto privilegiato, ottenevano costante appoggio per l’aggiudicazione delle gare.

Gli appalti per i quali sono state ipotizzate violazioni riguardano: i lavori di riqualificazione e riuso urbano delle strade del centro storico di Villa Literno per un valore di 1.161.608,89 euro, aggiudicati ad un’Ati (Associazione Temporanea d’Impresa) composta tra gli altri dall’imprenditore Raffaele Garofalo, cugino di Raffaele Maccariello, affiliato al gruppo Bidognetti del clan dei Casalesi; la realizzazione del “Programma integrato di riqualificazione urbana ed ambientale”, per l’importo complessivo di 13.602.833,19 euro, aggiudicato all’Ati composta dagli imprenditori Malinconico-Favellato-Mastrominico.

Per quanto riguarda le accuse nei confronti dei Mastrominico e Malinconico, questi, secondo le risultanze investigative, “nell’esercizio della loro attività imprenditoriale e con l’utilizzo di molteplici società ed imprese commerciali a tal fine costituite e gestite direttamente o per interposta persona, avvalendosi del legame camorristico con il boss Antonio Iovine, alias “’O Ninno”, compivano con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, ripetuti atti di concorrenza con violenza e minaccia, consistite nell’indurre le imprese concorrenti ad accettare gli esiti concordati delle gare d’appalto, secondo il sistema della rotazione gestita dall’associazione criminale o della scelta ad opera del clan”. I provvedimenti cautelari sono stati notificati agli interessati presso le case circondariali di Santa Maria Capua Vetere e Napoli-Secondigliano.

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