NAPOLI. Sette ordinanze di custodia cautelare, di cui quattro in carcere e tre ai domiciliari, e 31 persone denunciate, quelle eseguite dalla squadra mobile di Firenze a conclusione delle indagini dirette dalla Dda del capoluogo toscano.
L’operazione interrompe l’attività di un gruppo criminale capeggiato da persone legate a clan di camorraCamorra: rilevavano le aziende in crisi, sette arresti e 31 indagati
, in Toscana da metà degli anni ’80, vicino ai clan Ligato, Russo e Bardellino
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. Sequestrati beni per oltre 9 milioni di euro. Accertati anche 20 milioni di euro di evasione fiscale.
Le indagini hanno fatto luce su una ben radicata associazione per delinquere principalmente dedita all’acquisizione di società in crisi. Dopo l’offerta iniziale di aiuti e sostegni economici alle malcapitate aziende, il clan ne assorbiva completamente la gestione con contabilità principalmente gestite a nero, mediante violenze e minacce tipiche degli appartenenti alle organizzazione mafiose. I proventi così ottenuti garantivano un elevato tenore di vita ai malavitosi che acquisivano proprietà regolarmente intestate a terzi, che venivano finanziate con cospicui capitali prelevati di volta in volta da conti esteri.Il lato oscuro della vicenda era invece composto da fori di proiettile sulle portiere delle macchine, minacce a mano armata fino ad intimidazioni messe in atto mostrando la pistola infilata nella cinta dei pantaloni, che questa associazione criminale insediata in Toscana dalla metà degli anni ’80 compiva regolarmente.
A dare il via alle indagini nell’ottobre del 2009 fu la testimonianza di un imprenditore che trovò il coraggio di denunciare alla polizia, un colpo d’arma da fuoco esploso sulla portiera della sua autovettura, da sicari riconducibili alle persone inquisite.
Durante la deposizione, emerse che l’uomo in affari, titolare di una ditta di giardinaggio di Castelfiorentino, proprio all’inizio del 2009 per fronteggiare un’improvvisa crisi finanziaria, accettò l’aiuto di un imprenditore campano, il principale indagato. Ma col passare del tempo il denunciate si accorse che il nuovo socio lo stava di fatto estromettendo da tutte le attività della propria impresa con mirate manovre aziendali. A queste sono seguite minacce e sistematiche aggressioni mafiose fino allo spoglio completo dei beni immobiliari della società.
Oltre ad una lunga serie di estorsioni, tra gli episodi contestati all’organizzazione criminale spiccano anche altre analoghe azioni a danno di aziende dislocate tra le province di Firenze, Pisa e Prato. Una, in particolare, era stata assorbita dal clan per gestire le corse automobilistiche di rally al quale il capoclan e il figlio partecipavano come semiprofessionisti.