Zagaria comunicava tramite una “rete di citofoni”

di Mena Grimaldi

Michele ZagariaCASAPESENNA. Michele Zagaria, il superboss dei Casalesi, arrestato lo scorso 7 dicembre e ora detenuto al 41 bis nel carcere di Novara, comunicava attraverso un sistema molto sofisticato, benché spartano: i citofoni, attraverso rete sotterranea lunga più di un chilometro e mezzo.

In questo modo ha aggirato gli investigatori, per anni sulle sue tracce, senza essere intercettato. L’impianto, scoperto dalla squadra mobile di Caserta, parte da via Mascagni, a Casapesenna, dove si trovava il covo del boss al momento dell’arresto, e arriva ad un edificio di via De Gasperi, il tutto collegato a un altro citofono.

Gli inquirenti, dopo la scoperta del “sistema di comunicazione”, sono fiduciosi in quanto ciò potrebbe far risalire alla vasta copertura di cui ha beneficiato Zagaria nei 16 anni della sua latitanza. Gli esperti della Scientifica, che non hanno ancora abbandonato il covo in cui si rifugiava il boss, stanno analizzando anche i tre computer sequestrati e un server ricco di elementi utili alle indagini.

Scoperto anche il covo in cui Zagaria si nascondeva d’estate. Una villa con piscina immersa nel verde sul litorale Domitio, località Ischitella. L’edificio, posto ora sotto sequestro e ben occultato da un muro di cemento, è risultato essere di proprietà del nipote del boss, Nicola Capaldo.

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