Europa, l’accordo dei 26. Monti: “L’Italia ha fatto la sua parte”

di Mena Grimaldi

Mario MontiBRUXELLES. Trovata un’intesa tra i 17 Paesi della zona euro più altri 9, fuori solo Londra. 26 paesi che formano l’Unione Europea, dunque, hanno aderito al nuovo accordo intergovernativo, come quello di Schengen.

L’Europa, dunque, sull’unione fiscale e di bilancio trova un accordo, ma si spacca perché il Regno Unito non ne farà parte. Il nuovo trattato sarà firmato entro marzo e sarà un’intesa a due velocità. Dicono sì i 17 Paesi euro, più Lituania, Lettonia, Polonia, Bulgaria, Romania, Danimarca e Ungheria. Svezia e Repubblica Ceca dovranno consultare i rispettivi Parlamenti.L’impegno che gli Stati dell’Eurozona e altri 9 hanno accettato di prendere a favore della stabilità finanziaria della moneta unica è impressionante, commenta il presidente della Commissione Europea, Josè Manuel Barroso.

“Sono molto contenta dell’appoggio che la Bce darà al Fondo salva Stati perché lo renderà più efficiente”, ha detto la cancelliera tedesca Angela Merkel, al termine del vertice. “Se oggi è nata un’Europa a due velocità è colpa della Gran Bretegna”, aveva dichiarato il presidente francese, Nicolas Sarkozy, attacco rivolto al governo inglese prima che si giungesse a un accordo a 26. Il capo dell’Eliseo aveva spiegato in una conferenza stampa all’alba che, a causa delle condizioni “inaccettabili” poste dal premier inglese David Cameron, non si era potuto procedere sulla strada di una riforma dei Trattati a 27.

“Il premier britannico, David Cameron – aveva spiegato Sarkozy – ha chiesto un protocollo allegato al trattato per esonerare la Gran Bretagna dall’applicazione delle regole sui servizi finanziari. Una condizione non accettabile, ha aggiunto, poiché proprio da questo settore sono nati molti dei problemi dell’attuale crisi”. Herman van Rompuy, presidente Ue, ha assicurato che il nuovo trattato “nascerà con un’ampia consultazione con tutti gli attori, in particolare il Parlamento europeo”.

MONTI. “L’Italia – ha commentato il premier Mario Monti – ha dato il suo contributo alla crisi dell’Eurozona con la manovra, il decreto legge che contiene misure ad ampio raggio per crescita e rigore in un contesto di equità. L’Italia ha fatto la sua parte, e c’è stato apprezzamento, dando il suo contributo a una crisi dell’Eurozona che non era certo di responsabilità soltanto italiana e questo ha consentito di dare un contributo più attivo nelle giornate di giovedì e venerdì per avviare a una soluzione sistemica”. “Le decisioni di giovedì e venerdì in Europa sono di vasta portata, ci sarà un quadro più rigoroso di finanza pubblica e viene aumentato il potere di fuoco in possesso delle istituzioni per prevenire l’allargamento del contagio della crisi in Europa” ha aggiunto Monti, per poi sottolineare: “Ci sono addizionali risorse per 200 miliardi di euro, viene accelerata l’introduzione dell’Esm. Per quanto riguarda la prospettiva di lungo termine si sono chiariti meglio i termini di quello che è quasi un accordo costitutivo sul piano fiscale per i Paesi europei. L’Italia avrebbe preferito una modifica dei trattati fatta a 27, ma questo non è stato possibile perché non si poteva avere, come voleva la Gran Bretagna, un sistema ancora integralmente ancorato al principio dell’unanimità. C’è stata una dinamica interessante da parte di alcuni Paesi di solito favorevoli a creare delle barriere anticontagio a favore di interventi di carattere comune e non più solo dei compiti a casa che alcuni Stati inadempienti devono fare. Passi avanti sono stati fatti anche sul fronte degli Eurobond che seppure non sono stati citati nell’accordo, sono uno dei temi che verranno affrontati nel prossimo mese di marzo come uno degli strumenti propri di una vera unione fiscale. Per quanto riguarda l’Esfs che aveva problemi di carattere operativo la Bce ora svolgerà funzioni di agente sul campo come pure per l’Esm che sta per nascere”. E sul non aver fatto pagare l’Ici alla Chiesa, Monti ammette: “Non abbiamo fatto niente e ne sono consapevole”.

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