ROMA.La questione dei licenziamenti senza giusta causa, quella legata all’articolo 18, è ancora al centro della discussione politica.
E dopo i tanti avvertimenti dei giorni scorsi arriva un no secco da parte del Pd a possibili modifiche, mentre anche il Pdl, per bocca del presidente del Senato Schifani invita a cercare un confronto serio in un clima privo di veleni. Ad accendere il dibattito era stata l’intervista rilasciata nei giorni scorsi al Corriere della Sera dal ministro del Welfare, Elsa Fornero, da cui si evinceva la disponibilità dell’esecutivo di valutare una riforma del mercato del lavoro che non escluda eventuali modifiche alla norma-simbolo dello Statuto dei lavoratori.
“Roba da matti toccare ora l’articolo 18 quando il problema è entrare nel mondo del lavoro, non uscirne” dichiara il segretario del Pd Pier Luigi Bersani ribadendo l’impegno del suo partito sul tema. Il governo “lo capirà, lo dovrà capire, altrimenti…”, avverte il segretario del Pd. “Avremo un anno di recessione, ormai è chiaro e partiamo da livelli già bassi di occupazioni e redditi. Bisogna focalizzarsi sulla grande questione sociale. L’Italia non si salva senza cambiamento e coesione” ha aggiunto Bersani. “Il paese – ha affermato ancora il segretario Pd – non si salva senza cambiamento e coesione, ci vogliono tutte e due le cose, pensare di salvarlo con una sola non va bene”. E coesione significa “orecchie a terra agli interlocutori sociali”. Sulla questione sociale il Pd, assicura Bersani, “riuscirà a dare qualche buon riferimento al governo” e in un anno “non semplice l’asset del Pd è lavoro e redditi”.
Ma ancora una volta è stata la stessa Elsa Fornero a frenare spiegando di non avere voluto considerare prioritari interventi per la cancellazione del divieto di licenziamento senza giusta causa previsto per le aziende con più di 15 dipendenti. “Vogliamo lasciarlo stare questo articolo 18? Io sono pronta a dire che non lo conosco. C’è tanto da fare nel mercato del lavoro, l’articolo 18 arriva per ultimo” ha detto intervenendo a Porta a Porta. Di più: “Io non avevo e non ho in mente nulla che riguardi l’articolo 18. Ma chiedo che si parli di lavoro guardando ai problemi”.
Per questo le polemiche successive all’intervista al Corriere, ha detto l’esponende del governo, “mi hanno dolorosamente colpito. Sono caduta in una trappola”. “Sono stata ingenua”, ha sottolineato. Il ministro dà buona parte della colpa ai giornalisti. “Non mi aspettavo” questa polemica, ribadisce. “Ho anche riletto la mia intervista e l’ho vista come un fatto positivo perchè mi sembrava che prevalesse l’invito al dialogo. Non sapevo che il solo menzionare la possibilità di discutere creasse queste polemiche che francamente non meritavo. Io in quell’intervista ci ho visto un’apertura”.
Il ministro ha poi affermato che la priorità nell’azione del governo deve ora essere la creazione di nuovi posti di lavoro. “Sono angosciata dalla disoccupazione – ha detto la Fornero -. Su questo dobbiamo agire, è la nostra prima emergenza”. Tuttavia, ha sottolineato, “i posti di lavoro si creano con un’economia sana e non con i soldi pubblici. I posti di lavoro si fanno con le imprese produttive che vendono cose”. “Voglio assicurare che non c’è nessuna presa un giro ma il tentativo di salvare il paese”, ha aggiunto Fornero.
Dalla parte di Bersani si schiera anche Nichi Vendola, presidente della regione Puglia e leader di Sinistra Ecologia Libertà: “Credo che sia assolutamente fondamentale definire le soglie invalicabili dal punto di vista della civiltà democratica di questo Paese. L’idea che un governo tecnico – prosegue il leader di Sel – possa squassare i pezzi pregiati delle conquiste che il movimento operaio ha realizzato nel corso di una storia lunga un secolo, è politicamente irricevibile. E quindi sono molto contento – conclude Vendola – che Bersani abbia posto i paletti ad una discussione, che, al contrario di quello che pensa il ministro Fornero, ha bisogno di molti paletti, molti paletti”.
“L’articolo 18 va rivisitato non in un clima di veleni o contrapposizioni, ma in un clima di responsabilità e confronto serio” spiega invece il presidente del Senato Renato Schifani, nel tradizionale incontro con i giornalisti dell’associazione stampa parlamentare, sottolineando che “va trovato il punto d’incontro tra tutela di chi lavora e l’aspirazione di chi cerca lavoro”. Schifani poi aggiunge che è necessario quindi procedere con una legge e non con un decreto legge. “Non si può parlare di rilancio senza parlare di liberalizzazioni. Ma per far questo occorre pensare ad un pacchetto complessivo di liberalizzazioni che vada dai servizi pubblici locali alle autostrade” ha detto poi il presidente del Senato. “Il governo Monti è retto da una maggioranza anomala e trasversale. Ma non avrebbe senso andare ora alle urne. I dissensi interni ai partiti più sono pubblici, più danneggiano le forze politiche e creano sconcerto nella base elettorale” ha detto ancora il presidente del Senato. Che ha poi sottolineato: “Non c’è un commissariamento della democrazia, il governo ha ricevuto il voto in Parlamento e un largo consenso. La legge elettorale in vigore non è più in sintonia con il Paese. Va cambiata e il Parlamento ha tutto il tempo per farlo”. Poi Schifani ha toccato anche il tema dei costi della politica: “Ridurremo vitalizi e indennità, ma non vanno delegittimati parlamentari e istituzioni”.