MILANO. E ripreso lunedì mattina il processo sul sexygate italiano, ovvero il processo denominato Rubygate che vede protagonisti, tra gli altri, lex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e la giovane marocchina, Ruby Karima.
La testimonianza resa durante ludienza dal questore aggiunto, Mario Ciacci, mette in difficoltà lex premier. Ciacci, infatti, dichiara che vi sono vari elementi per sostenere che Ruby si prostituiva ad Arcore. “Dall’inchiesta emergono elementi convergenti che collocano Ruby in un contesto di eventi e cene in cui si consumavano atti sessuali a pagamento”, ha detto Ciacci, rispondendo alle domande del pm, Antonio Sangermano,e sottolineando che all’epoca degli “eventi”, Ruby “era minorenne”.
Dalle testimonianze e dalle intercettazioni “è emerso che nel corso degli eventi ad Arcore ci fossero delle effusioni tra donne” e dei “travestimenti” da parte delle ragazze da “babbi natale e da poliziotte”. Lo ha riferito, nel corso del processo, l’investigatore, Giorgio Bertoli, sentito come teste.
Durante ludienza sono state “passate in rassegna” anche una serie di foto sequestrate alle ragazze. Dagli atti delle indagini, inoltre, emerge che Ruby dopo essere stata fermata dalla polizia la notte tra il 27 e il 28 maggio 2010, ha avuto altri guai con la giustizia, ovvero fu fermata anche il 5, il 13 e il 27 giugno 2010. Ma in queste occasioni, come sottolinea Ciacci, Berlusconi non è mai intervenuto.Secondo la difesa del Cavaliere, è un segno, questo, che dimostrerebbe la convinzione dellex premier della presunta parentela tra la ragazza e lallora premier egiziano, Hosni Mubarak. Tanto che, sempre a giudizio della difesa, una volta scoperto l’inganno della giovane, la presidenza del Consiglio non siè più interessata di Ruby.