Furti di rame, sgominata organizzazione italo-rumena: 23 fermi

di Redazione

 VILLA LITERNO. Al termine di complesse e articolate indagini, venerdì i carabinieri dela compagnia di Santa Maria Capua Vetere ha eseguito 23 ferminell’ambito dell’operazione “Oro Rosso”, …

… che ha rivelato l’esistenza di una pericolosa associazione a delinquere per il furto di rame, (divenuto il nuovo prezioso anche se venduto a 7 euro al chilogrammo) e la ricettazione dello stesso sul mercato internazionale. Tra i fermati, è possibile distinguere chiaramente una gerarchia criminale su base etnica. I 19 rumeni infatti, si occupavano della manovalanza, il furto vero e proprio, mentre i quattro campani erano i ricettatori. Tra questi Salvatore Setola, imprenditore edile, residente a Villa Literno. Era appunto il deposito di Setola dove i carabinieri hanno tra l’altro rinvenuto 55mila euro in contanti, luogo di smercio del metallo rubato, come è stato evidenziato da una camera posta al di la della strada dagli investigatori.

L’inchiesta ha avuto origine in seguito ad un controllo eseguito il 24 aprile dai carabinieri di Grazzanise, che notavano un’auto sospetta, “Audi A4”, in prossimità di un impianto di cavi della Telecom, oggetto poi di furto. La Procura ha quindi emesso un decreto nel quale si autorizzava l’installazione del Gps sulla sopracitata vettura. Da lì, è stato più semplice per gli inquirenti monitorare le attività dei conducenti, tutti rumeni, e grazie anche all’uso delle intercettazioni telefoniche e telecamere sul deposito di Setola è stato possibile risalire la filiera criminale.

L’operazione, come illustrato in sede di conferenza stampa dal procuratore della Repubblica Luigi Gay, è stata resa possibile grazie alla collaborazione tra la compagnia carabinieri di Santa Maria Capua Vetere e la stazione di Grazzanise, con un impegno di circa 100 uomini dell’Arma e la cooperazione di cinque procure: Perugia, Napoli, Cosenza, Latina e Santa Maria. I reati contestati ai fermati vanno dall’associazione a delinquere, furto in concorso pluriaggravato, fino alla ricettazione. La celerità con cui i provvedimenti di fermo si sono resi necessari, come spiegato dal dottor Gay, sono stati determinati dal fatto che la maggior parte degli indagati sono privi di stabile dimora, dal pericolo di reiterazione di altri reati, nonché dal fatto che grazie agli appoggi oltre frontiera, molti dei catturati erano in procinto di dileguarsi all’estero.

 La dimostrazione dell’urgenza dei provvedimenti è stata fornita dal fatto che altri 13 inquisiti, colpiti anch’essi da fermo, hanno fatto perdere ogni traccia di sé. Quest’operazione, definita dalle autorità, “la più grande su scala nazionale per il furto del rame”, ha il merito, inoltre, di ampliare la scena investigativa su tale problematica. Anche se la Telecom ha denunciato per quest’anno danni per 3,5 milioni di euro, i furti venivano ricondotti per lo più ad attività estemporanea di poveri disgraziati.

L’inchiesta, invece, ha dimostrato l’esistenza di una rete ben più organizzata e sofisticata. Gli “italiani” Salvatore Setola, Luciano Russo, Pasquale Russo e Gennaro Saviano avevano una posizione gerarchica favorevole, che permetteva loro la vera e propria attività di ricettazione. La banda dei rumeni, invece, forniva la manovalanza, anche a costo di gravi rischi per la loro incolumità nell’esercizio del “lavoro”, ed inoltre fungevano da legame col mercato internazionale. Il progetto tedesco di marchiare il rame delle ferrovie dello Stato,attraverso uno spruzzo di una particolare lega sul metallo, attesta la proporzione europea di questo mercato dell’illecito. Il capitano della compagnia dei carabinieri di Santa Maria, Carpino, ha dichiarato, per quanto riguarda le dimensioni nazionali e la presenza di eventuali superiori, a cui gli arrestati italiani erano collegati in questa filiera di furto e riciclaggio dell’ oro rosso: “Non è possibile entrare nei particolari perché l’attività degli inquirenti è ancora in corso”. Ciò ci fa pensare ad un volume di capitali illeciti su scala ancora più ampia di quanto si potesse immaginare.

Un’ultima annotazione, riguarda la solidarietà che è doverosa esprimere ad un operatore televisivo letteralmente aggredito, dopo essere stato minacciato, dai parenti di uno degli arrestati, riusciti ad avvicinarsi all’auto dei carabinieri dove era il loro congiunto.

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