Certificazioni inutili: il Comune dice “basta”

di Antonio Arduino

 AVERSA. L’autocertificazione, ovvero l’atto che permette di dichiarare sotto la personale responsabilità di chi firma, il luogo di residenza, la composizione del nucleo familiare, il possesso di requisiti necessari a partecipare ad un concorso pubblico è legge dal 4 gennaio del 1968.

Ma, da allora, chi non si è mai sentito chiedere la presentazione dei documenti ufficiali che attestavano tutto quanto abbiamo elencato, dovendo spendere tempo e denaro per richiedere ed ottenere una documentazione superflua per legge.

Nei momenti cruciali della presentazione di domande per concessione di contributi agli indigenti, di buoni libro e concorsi l’ufficio anagrafico comunale ha dovuto e ancora deve far fronte a migliaia di richieste impegnando inutilmente personale. Uno spreco di risorse umane ed economiche che non deve più avvenire, secondo quanto disposto dall’articolo 15 della legge 183 del 12-11-2011, varata proprio per snellire i rapporti dei cittadini con gli enti pubblici.

Da qui la necessità per l’Amministrazione comunale di informare i cittadini affinché si facciano parte attiva nei confronti di chi ancora preferisce ignorare le leggi dello Stato chiedendo certificazioni inutili. Con un manifesto affisso su tutto il territorio il dirigente dell’ufficio demografico comunale, Gemma Accardo, fa sapere in modo chiaro e inequivocabile che “dal primo gennaio è fatto divieto alle Pubbliche Amministrazioni (scuole comprese) e ai gestori di pubblici servizi (Enel, Poste, Ferrovie ecc… ) richiedere certificati a cittadini e imprese”.

“Nei rapporti con la Pubblica Amministrazione – sottolinea la comunicazione – i certificati sono completamente eliminati e sostituiti sempre dalle autocertificazioni, mentre le certificazioni rilasciate dalla Pubblica Amministrazione restano valide solo nei rapporti tra privati”.

“Alle Amministrazioni Pubbliche e ai gestori di pubblici servizi verrà lasciata solo la scelta fra l’acquisizione d’ufficio delle informazioni, dei dati e dei documenti o l’accettazione delle autocertificazioni prodotte dai cittadini e dalle imprese”, conclude la nota che decreta, si spera, la fine della richiesta di certificazioni inutili.

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