“Con occhi di Regina”, intervista a Stefano Giacomo Iavazzo

di Gennaro Pacilio

Stefano Giacomo IavazzoAVERSA. Incontro con Stefano Giacomo Iavazzo, autore del libro “Con occhi di Regina”.

Dal momento che ci conosciamo da tanti anni, sorvoliamo i convenevoli e parliamo subito del tuo ultimo libro “Con occhi di Regina”, di cui già abbiamo recentemente su Pupia. A tale proposito, ti ringrazio, Gennaro, anche se devo fare una puntualizzazione. Non per civetteria ma per legittima paternità, devo ricordarti che questa è la mia settima opera pubblicata e non la quinta.

Forse, anzi senza forse, mi sarà sfuggita qualcuna. Ma per dimostrarti che ti seguo nei tuoi lavori, devo dire che quest’ultimo si discosta dagli altri, sempre allegorici e con taglio sociologico. Come mai questo romanzo, diciamo, storico? Non proprio, anche se come forma letteraria lo ricorda molto. Ma io mi ritengo piuttosto un cantastorie, quello che agli angoli delle strade riportavano in canti o in rima i fatti di cronaca.

Ma a che cosa è dovuto questo interesse storico che sembra tanto distante dal tuo solito impegno politico? Hai ragione, se ti riferisci ai miei ultimi interventi come la “Lettera al Presidente della Repubblica”, sui festeggiamenti dei 150 anni dell’ Unità d’Italia o alle “Centurie Italiche”, come pure alla “Preghiera del soldato” su Peppino Englaro. Tuttavia, devo dire che in tempi non sospetti la mia tesi di Laurea in Sociologia dell’Arte e della Letteratura, con il prof. Abruzzese , aveva per tema “Cultura dominante e cultura subalterna durante l’Unità di Italia”.

Comunque, devo dire che il libro l’ho letto e mi è piaciuto, rivelando anche aspetti della nostra storia che non tutti conoscono. Ci sono tutti i personaggi principali, che noi sui libri di scuola abbiamo amato, scoprendo un giudizio a volte perfino contrario a quello dettato dalle nostre prime simpatie. Avendo una testimone d’eccezione, come Maria Sofia di Wittelsbach, l’ultima regina di Napoli, il risultato non poteva essere diverso, con tutte le sue passioni e giudizi personali che ci coinvolgono, contro il sopruso che ha subito e contro il quale si è sempre battuta.

Ma quanto c’è di personale in questa storia? Niente di personale, senza dubbio, anche perché, come ho detto in altre occasioni, sarebbe anacronistico. Ma un coinvolgimento umano, sì, dove la storia di questi poveri regnanti suscita tutta la solidarietà di cui si può essere capaci. Loro e i loro sudditi, che su di loro contavano per l’organizzazione sociale ed economica della loro esistenza, sono dei poveri indifesi di fronte alla prepotenza perpetrata da altre comunità economiche che per la loro sussistenza si sono appropriate di tutte le ricchezze del Regno di Napoli. Da qui è derivata, con l’occupazione territoriale, militare e amministrativa, dei Savoia tutta la penosa questione meridionale, con i risvolti storici che hanno scatenato il brigantaggio e il primo grande flusso migratorio, con l’impoverimento definitivo dell’economia rurale e artigianale, sia delle forze di lavoro che dei mezzi di produzione.

Qui viene fuori tutta l’ impostazione sociologica degli argomenti che poni. Ma forse è meglio fermarci qui, rimandando ogni altro approfondimento al momento della presentazione del libro. Quando pensi che ci sarà? Spero quanto prima, riuscendo a trovare una sala adatta a contenere tutti quelli che si sentiranno interessati. Pupia è invitata, naturalmente.

Saremo lieti di intervenire con le nostre telecamere. Vi ringrazio anticipatamente.

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