“Scialla”, intervista al regista Francesco Bruni

di Redazione

Francesco BrunoAVERSA. Francesco Bruni è nato a Roma il 30 Settembre 1961 ed è uno sceneggiatore di grande fama.

Ha lavorato con importanti personaggi dello spettacolo come Paolo Virzì e Ficarra e Picone ed ha scritto la sceneggiatura di tutte le puntate televisive di Montalbano, prima di intraprendere la carriera di regista esordendo con “Scialla”. Invitato ad Aversa al cinema “Vittoria” diretto da Ermanno Russo, dalla locale Fi.Da.Pa. (Federazione Italiana Donne Arti Professioni Affari) in collaborazione con il Forum dei Giovani di Aversa, è stato presentato dalla giornalista Rai Margherita Ferrandino. Il regista ha cordialmente accettato di rispondere alle nostre domande.

Lei è padre di due adolescenti dunque non le deve essere stato difficile affrontare la tematica dell’educazione; nel film Bruno parlando con la madre del ragazzo fa una battuta che ci induce a riflettere riguardo al rapporto tra figli e genitori, affermando che se avesse svelato di essere il padre del ragazzo questi lo avrebbe odiato. In quanto sceneggiatore pensa che nell’educazione dei ragazzi sia necessario mantenere una linea rigida e distaccata oppure può aiutare trasformarsi in un amico o un confidente?

La battuta che lui fa è dovuta al fatto che il ragazzo non sa che Bruno sia suo padre dunque una rivelazione di questa portata poteva risultare traumatica. In generale penso che coi figli sia necessario mantenere un certo distacco, un affettuoso distacco. L’errore più grave che un padre possa fare è diventare troppo amico di suo figlio.

Lei ha firmato numerose sceneggiature dirette da Paolo Virzì, inoltre insegna sceneggiatura presso il Centro sperimentale di cinematografia di Roma, cosa l’ha spinta ad assumere il ruolo di regista? E perché ha scelto proprio Scialla per il suo esordio?

Purtroppo ho dovuto rinunciare alla cattedra al Centro sperimentale di cinematografia per fare questo film. Ho deciso di girarlo perché era una storia molto personale e mi sarebbe dispiaciuto affidarla ad un altro regista in quanto pensavo di riconoscere quei personaggi e quei luoghi meglio di altri.

Scialla nel gergo giovanile significa stai sereno… In Campania non si usa la stessa espressione ma come concetto è piuttosto diffuso, basti pensare alla mania del “Keep Calm” che spopola tra i giovani. Lei considera scialla un modus vivendi o semplicemente l’atteggiamento distaccato dei giovani verso le preoccupazioni quotidiane della vita?

Come dite voi?… Statt quiet! (ride). No, io lo intendo come un invito a non prendere tragicamente i problemi della vita e a cercare di affrontarli in maniera serena senza drammatizzare eccessivamente.

Sia Luca che Bruno dimostrano di vivere una vita incompleta, perché il primo è alla disperata ricerca di una guida e l’altro invece ha lasciato l’insegnamento per rinchiudersi nell’apatia delle lezioni private. Si incontrano quindi le necessità di due vite diametralmente opposte quasi per caso. Hanno bisogno l’uno dell’altro come un padre del figlio. Lei crede nella sacralità della famiglia o trova che sia un’istituzione arretrata per il XXI sec.?

Io non saprei dare una risposta definitiva su questo argomento. Credo che ogni figlio debba poter contare sull’appoggio di un padre e di una madre anche se non necessariamente conviventi, debba avere delle figure di riferimento e dunque genitori che seppure separati siano presenti. Non credo nell’immagine di un nucleo familiare sempre unito, fondamentale è avere delle figure a cui riferirsi.

Fin qui l’intervista a Bruni che ha ricevuto critiche positive dagli addetti ai lavori e, al termine, ha risposto con garbo alle domande poste dai tanti spettatori che hanno gremito il “Vittoria”.

Achille Aurisicchio

Costantino Pacilio

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