AVERSA. Come sua tradizione, il quotidiano Il Sole 24 Ore ha pubblicato lannuale classifica della qualità della vita che dà indicazione sul come si vive nelle province italiane.
La classifica viene realizzata analizzando le 107 province della penisola sulla base di 36 indicatori, suddivisi in sei macro aree, che considerano tenore di vita, affari e lavoro, servizi e ambiente, popolazione, ordine pubblico, tempo libero.
Per ciascuno degli indicatori vengono attribuiti mille punti alla provincia prima classificata e un punteggio proporzionale a tutte le altre in funzione della distanza del valore di riferimento rispetto a quello della migliore classificata, fatta salva la necessità di attribuire un punteggio dufficio nei casi di eccessivo distacco tra due province successive, per isolare fenomeni anomali. La media dei punteggi ottenuti in ciascuna graduatoria viene utilizzata per determinare sei classifiche di categoria, una per ogni macro area.
Effettuando, poi, la media aritmetica dei punteggi parziali si ottiene la classifica finale che determina la migliore provincia per qualità della vita. Questanno al primo posto cè la provincia di Bologna che nel 2010 si era classificata ottava. Al 104esimo e al 105esimo posto troviamo rispettivamente Caserta e Napoli. Rispetto al 2010 entrambe hanno guadagnato una posizione ma si tratta comunque del quartultimo e del terzultimo posto di una classifica formata da 107 province.
Ovviamente, il pensiero è andato ad Aversa che, compressa tra quelle due province, può solo scegliere a quale fare riferimento, se a quella casertana alla quale è assegnata dufficio o a quella napoletana a cui tende da sempre per vicinanza culturale. Ma se le province fossero state 108 per la presenza della tanto desiderata, propagandata e, perché no, politicamente sponsorizzata e cavalcata nascita della provincia di Aversa, rimasta nei libro dei sogni per ostacoli burocratici, quale sarebbe stata la posizione di classifica della provincia di Aversa in fatto di qualità della vita?
Personalmente, non azzardo lipotesi del dove collocarla, ma invito i lettori a farlo guardandosi intorno per provare a dare un voto almeno agli indicatori più importanti presenti nelle sei macro aree che la determinano. Ve ne ricordiamo alcuni: il Pil pro capite calcolato in termini di variazione quinquennale, gli importi delle pensioni mensili, il costo medio delle case per metro quadrato in zona semicentrale, la spesa media per abitante riconducibile a beni di consumo durevole, linflazione, il numero delle imprese in relazione al numero degli abitanti, loccupazione femminile, loccupazione giovanile, il tasso di emigrazione ospedaliera, la dotazione di infrastrutture, la disponibilità di asili comunali, lindice di smaltimento (conclusione) delle cause civili, il numero di abitanti per kmq. Lindice di natalità, il numero di laureati ogni mille giovani, la percentuale di stranieri regolari rispetto ai quelli presenti, il numero di scippi/borseggi/rapine, quello dei furti in casa, dei furti dauto, delle estorsioni, la crescita del numero dei delitti negli ultimi cinque anni, lassorbimento della vendita di libri, il numero di spettacoli realizzati, il alberghi e la ricettività, lindice sportività.
Valutando questi indicatori della qualità di vita riuscite a immaginare dove sarebbe stata collocata la provincia di Aversa?