KANO. Oltre centocinquanta persone sono morte in attentati dinamitardi e scontri a fuoco venerdì sera a Kano, la seconda città della Nigeria.
È uno dei più sanguinosi attacchi finora coordinati dalla setta islamica Boko Haram. Secondo una fonte della sicurezza ci sono state bombe e poi i cecchini hanno attaccato la polizia, che ha risposto al fuoco.
A rivendicare l’attacco con esplosioni multiple è stata la setta islamica radicale Boko Haram, responsabile di almeno 510 morti lo scorso anno e che, negli ultimi mesi, ha intensificato le violenze contro chiunque esprima posizioni diverse: dalla polizia in quanto emanazione dello Stato, al governo del presidente Goodluck Jonathan, ai gruppi cristiani (cattolici e protestanti) e animisti.
La tragica conta la fanno gli addetti dell’obitorio che parlano di 162 corpi. Le organizzazioni di soccorso coinvolte nella raccolta dei morti ci hanno portato cadaveri da ieri sera, ha dichiarato un responsabile del principale obitorio di Kano. Al momento abbiamo 162 corpi ma il bilancio potrebbe aggravarsi perché ne continuano a portare, ha aggiunto la fonte che ha richiesto l’anonimat corpi. Altri cadaveri potrebbero trovarsi in altre cliniche e centri ospedalieri della città. Come riferisce il portavoce Nwakpa O. Nwakpa, un’indagine della Croce rossa in due ospedali della città mostra che i feriti nell’attacco di ieri sono almeno 50.
Secondo fonti ospedaliere, tra i morti moltissimi sono civili anche se gli obiettivi degli assalti – molto ben coordinati – sono stati soprattutto otto edifici pubblici, compresi commissariati di polizia, tre stazioni di polizia, il quartier generale dei servizi segreti e l’ufficio centrale per l’immigrazione. Una ventina di scoppi nell’arco di una decina di minuti. Nel frattempo i cecchini creavano il panico tra la popolazione in fuga. Uno degli assalti è stato condotto da un kamikaze, secondo una fonte della polizia, negli uffici regionali e ha fatto almeno tre morti.
Un giornalista nigeriano di Channels Tv, Akogwu Enenche, che lavorava anche per Reuters Television e stava documentando il massacro è tra le vittime. Nella notte centinaia di persone si sono messe in macchina per cercare di fuggire da una città che – questa era l’impressione di abitanti e testimoni – è rimasta indifesa in balia della brutalità cieca dei fondamentalisti islamici.
Kano, peraltro, è a stragrande maggioranza musulmana come quasi tutto il nord della Nigeria, Paese di 160 milioni di abitanti suddivisi quasi a metà tra musulmani (maggioritari a nord) e cristiani (preponderanti a sud). Ma la setta dei Boko Haram sta gradualmente perdendo la sua connotazione originaria, quella religiosa che fin dai primi attentati, nel 2003, pretendeva l’instaurazione della Sharia in tutta la Nigeria, maggior produttore africano di petrolio.
Esembra sempre più avere come obiettivo primario la destabilizzazione del gigante d’Africa, strumentalizzandone le diversità etniche e religiose e avvicinandosi al terrorismo di al Qaeda e delle sue varie ramificazioni. In lingua Hawsa, “Boko Haram” significa la cultura occidentale è proibita e il movimento promuove la diffusione di una versione dell’Islam che considera haram (ovvero vietato) per i musulmani prendere parte ad attività politiche o culturali che siano in qualche modo legate all’Occidente. Così, secondo il gruppo, che ha la sua roccaforte a Maiduguri, nel nordest del Paese è haram votare alle elezioni, ma anche frequentare istituti che non siano scuole islamiche.
Il nome ufficiale del movimento è Jamáatu Ahlis Sunna Liddáawati wal-Jihad, ovvero Persone impegnate nella diffusione degli insegnamenti del profeta e del jihad, mentre Boko Haram è il nome che è stato coniato dagli abitanti di Maiduguri.
Il massacro è stato condannato nei termini più duri dai ministri degli Esteri italiano Giulio Terzi (orrore e sgomento) e britannico William Hague (scioccato e sconvolto), oltre che da Francia, Germania e Unione Africana.