Siria, 8 morti tra civili e militari. Lega Araba: “Cessate il fuoco”

di Redazione

 DAMASCO.Secondo la lista pubblicata in tempo reale sul sito Internet del Centro di documentazione delle violazioni in Siria, cinque civili sono stati uccisi a Homs, uno a Hama e due soldati disertori nella regione di Idlib, uno a Jabal az Zawya (il caporale Muhammad al Abdallah) e un altro a Saraqib.

Gli attivisti forniscono le generalità complete delle vittime, i luoghi e i dettagli della loro uccisione e in molti casi gli indirizzi Internet ai video amatoriali delle salme delle vittime.

Intanto, il segretario generale della Lega Araba, Nabil al-Arabi, lancia un appello al cessate il fuoco in una conferenza stampa al Cairo, riportando le osservazioni dopo l’arrivo in Siria della delegazione di osservatori dell’organismo panarabo. “Ci sono ancora spari. Ci deve essere uno stop totale alle sparatorie” ha detto Nabil al-Arabi, tentando di rispondere alle numerose polemiche riguardanti il fallimento della missione degli osservatori nel fermare lo spargimento di sangue. Arabi ha accusato i cecchini ancora presenti nei centri caldi della protesta di minacciare la vita dei civili, nonostante i tentativi degli osservatori di frenare la repressione. “E’ difficile – ha però sottolineato – determinare chi spara contro chi”.

Il generale sudanese Mohammed Ahmed al Dabi, alla guida della missione araba, deve inviare la sua prima relazione alla lega araba “entro due giorni”, ha aggiunto arabi. “I ministri degli esteri arabi hanno richiesto lo svolgimento di una riunione a livello ministeriale allo scopo di studiare questo rapporto”. Arabi ha inoltre assicurato che dall’arrivo degli osservatori sono stati liberati “3.484 prigionieri”.

La presa del regime di Bashar Assad sul proprio Paese si sta allentando e la Siria “rischia di uscire di controllo”. Di conseguenza Israele deve mantenere grande vigilanza, perchè le conseguenze potrebbero essere avvertite nelle alture occupate del Golan o anche in una zona molto più vasta. Così parla oggi il ministro della difesa Ehud Barak, deponendo di fronte alla Commissione parlamentare per gli affari esteri e la difesa.

Secondo Barak, la situazione della famiglia Assad si sta aggravando, per un insieme di ragioni interne ed esterne. “Anche se è difficile prevedere con precisione il momento della caduta, la tendenza è evidente. E’ questione di poche settimane” ha detto Barak, secondo cui in assenza di una alternativa politica al regime non è comunque prevedibile per il momento un intervento esterno contro Assad. Finora in Siria, riferisce Barak,sono rimasti uccisi 5.000 civili e molte centinaia di militari. “Le defezioni sono molte, nei vertici siriani si aprono fessure” ha affermato. Anche se previsioni sul dopo-Assad sono difficili, secondo Barak è già chiaro che esso rappresenterà “un colpo per l’asse Iran-Siria-Hezbollah”.

Descrivendo a grandi linee le tendenze nella Regione, Barak ha rilevato che l’Iran porta avanti i propri progetti nucleari con grande determinazione malgrado le pressioni esterne; sono basse, ha aggiunto, le probabilità che nei suoi confronti vengano adottate “sanzioni paralizzanti. Il futuro parlamento egiziano, ha previsto, sarà di carattere islamico ed “esprimerà una agenda anti-israeliana”, anche se per il momento i trattati di pace con Israele non sono in pericolo. Sul fronte palestinese, Barak ha insistito che Israele deve ricercare una intesa con la leadership pragmatica di Ramallah.

L’ex premier libanese Saad Hariri e leader dell’opposizione parlamentare sostenuta da Stati Uniti, Francia e Arabia Saudita, ha invocato la creazione di una No-Fly Zone nella vicina Siria, scossa da dieci mesi da proteste popolari in parte soffocate da una sanguinosa repressione militare e poliziesca. “La Lega Araba deve rimettersi alle Nazioni Unite e bisogna creare una No-Fly Zone”, ha scritto Hariri sul suo profilo Twitter, affermando che se la Russia continua a porre il suo veto in seno al Consiglio di sicurezza dell’Onu, “si dovrà costituire una forza congiunta con la Turchia”. Hariri non ha esplicitamente evocato un ruolo della Nato.

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