Legge elettorale, la Consulta boccia il Referendum

di Mena Grimaldi

 ROMA. La Consulta ha bocciato i Referendum. Due no sui due quesiti che chiedevano l’abrogazione dell’attuale legge elettorale, il cosiddetto “Porcellum”.

Il tanto atteso no è arrivato nella giornata di giovedì dopo una giornata e mezza di camera di consiglio dei 15 giudici costituzionali, presieduti da Alfonso Quaranta. La Corte Costituzionale ha ritenuto inammissibili i quesiti proposti da Antonio Di Pietro e Arturo Parisi. Con il primo si chiedeva l’abrogazione totale della legge elettorale firmata dall’ex ministro Roberto Calderoli e poi da lui stesso soprannominata “Porcellum” che prevede liste bloccate, togliendo quindi la facoltà agli elettori di esprimere una preferenza. Il secondo quesito chiedeva, invece, di eliminare, ad una ad una, le novità introdotte dalla stessa legge Calderoli alla precedente legge elettorale abrogata nel 2005, il cosiddetto “Mattarellum”.

Un milione e 250mila firme andate in fumo, dunque. La legge elettorale rimarrà così. Alle prossime elezioni, di fatto, ancora una volta, saranno i partiti a decidere chi mandare in Parlamento e non i cittadini. Deluso il leader dell’Idv, Di Pietro: “L’Italia – dice l’ex pm – si sta avviando lentamente verso una rischiosa deriva antidemocratica: manca solo l’olio di ricino”. “E’ stata una scelta non giuridica, ma politica, di piacere verso il capo dello Stato e le forze politiche della maggioranza trasversale”, ha aggiunto Di Pietro. Un affondo poco gradito al Quirinale che in una nota ha definito il presunto favore al capo dello Stato “un’insinuazione volgare e del tutto gratuita, che denota solo scorrettezza istituzionale”.

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