ROMA. Per gli interventi sugli stipendi dei parlamentari la competenza appartiene alle Camere e non esistono poteri sostitutivi da parte del governo anche in caso di inerzia da parte del Parlamento. Lo sottolinea un nota di Palazzo Chigi.
In relazione al titolo di un quotidiano secondo il quale, in caso di inerzia del Parlamento in merito ai trattamenti economici dei senatori e dei deputati, interverrebbe il governo, la presidenza del Consiglio fa sapere che la competenza appartiene alle Camere e non esistono poteri sostitutivi in materia. Questa la nota ufficiale della presidenza del Consiglio che ribadisce come ci sia autonomia assoluta delle due Camere per quanto riguarda il trattamento economico di deputati e senatori.
Il premier Mario Monti infatti aveva incontrato mercoledì Enrico Giovannini, capo della commissione che doveva valutare i costi della politica. E aveva affermato che il governo terrà conto per le proprie decisioni future dei rilievi formulati dalla commissione. Due ore di colloquio, a palazzo Chigi. Dopo il clamore e le polemiche degli ultimi giorni, dei cui toni Giovannini si diceva stupito e dispiaciuto.
A Montiil presidente dell’Istat aveva illustrato il lavoro finora svolto dalla sua commissione, che dal governo Berlusconi era stata incaricata di comparare i dati, in vista di un livellamento retributivo degli stipendi dei membri di trentuno enti (Parlamento incluso) alla media europea. Giovannini aveva fatto però presenti al premier le difficoltà e criticità incontrate, a partire dalla ambiguità delle norme sulla base delle quali si dovrebbe svolgere il confronto. Con la conseguente impossibilità in molti casi di calcolare una media.
Al termine dell’incontro, Monti aveva reso noto di aver non solo preso atto dei rilievi della commissione, ma che il governo terrà conto di quelle osservazioni per le successive determinazioni di propria competenza. Una dichiarazione che sembrava confermare l’intenzione del presidente del Consiglio di intervenire sul tema dei costi della politica, ma che aveva creato allarme tra deputati e senatori. Poi la smentita. L’intervento del Governo non riguarderà i costi del Parlamento.