PIGNATARO. Da mercoledì mattina lavvocato Giorgio Magliocca, ex collaboratore del sindaco di Roma Gianni Alemanno ed ex sindaco di Pignataro Maggiore (Caserta), è tornato in libertà.
La decisione è del collegio del Riesame del Tribunale di Napoli dopo che la Corte di cassazione, nei mesi scorsi, aveva accolto il ricorso degli avvocati difensori, Franco Coppi e Mauro Iodice.
Ecco le motivazioni del tribunale del Riesame che, a seguito dellannullamento con rinvio della Cassazione, ha annullato lordinanza dello scorso marzo e rimesso in libertà lex sindaco di Pignataro Maggiore, Giorgio Magliocca. Per i giudici della libertà non vi sono più i gravi indizi di colpevolezza, demolendo così limpianto accusatorio ed escludendo laccordo politico-mafioso tra il clan e lesponente del Pdl. I giudici del tribunale di Napoli hanno ritenuto le dichiarazioni del teste Francesco Parisi inidonee, mentre il collaboratore di giustizia Giuseppe Pettrone è stato dichiarato assolutamente inattendibile.
Sulla gestione dei beni confiscati il Tribunale del Riesame ha, inoltre, affermato che non risulta decisiva la condotta del Magliocca per provare il concorso esterno. Infatti, continua il riesame: lanalisi compiuta delliter volto al trasferimento dei beni confiscati non consente di concludere univocamente per la agevolazione ad opera del Magliocca, dal momento che il medesimo GIP dà atto nella O.C.C. della incredibilmente lenta ed anzi inerte macchina burocratica, che dal 1997, data della confisca, arriva a disporre leffettivo trasferimento dei beni solo il 14 ottobre 2002. E della incredibile disattenzione riservata dalle istituzioni preposte (alle quali era estraneo il Magliocca) alla effettiva disponibilità di tali beni, di fatto posseduti ancora dai Ligato. Collocata in questa scia, la dichiarazione del ricorrente, secondo cui il Comune avrebbe acconsentito al trasferimento di quei beni solo ove gli stessi fossero stati liberati da qualsiasi peso, appare del tutto congrua. Tanto più che essa si accompagna alla dichiarazione, coeva, di acconsentire al trasferimento dei cespiti (della medesima famiglia Ligato) non occupati. A questo aggiungasi che non rientrava nelle competenze del Sindaco lo sgombero dei beni da trasferire. E che la richiesta di previo sgombero inoltrata allAgenzia del Demanio trovava plausibile ragione nella esigenza di accollarsi lui ed il Comune per lui i costi della relativa procedura. Infine, neutra anche se sintomo di un pessimo modo di amministrare la res pubblica, in maniera quantomeno distratta -, appare la vicenda relativa allo svellimento degli infissi della casa. Perché sevvero che un buon amministratore, attento alla destinazione del bene, avrebbe impedito lo scempio che si è fatto dellimmobile, è altrettanto vero che tali accessori erano stati (scelleratamente) inseriti nellinventario dei beni da asportare redatto dallamministratore giudiziario dott. Mauro Mastroianni. Nei confronti del quale nemmeno il sospetto aleggia. Ne discende che, in applicazione dei principi indicati dalla Suprema Corte, lordinanza cautelare va annullata nei confronti di Magliocca Giorgio, del quale, per leffetto, va ordinata la scarcerazione.
Va inoltre sottolineato che dalle carte processuale emerge che alcuni cittadini di Pignataro Maggiore interrogati a sommarie informazione hanno dichiarato che nel 2002 il boss Raffaele Lubrano chiese il voto per Salvatore Walter Cuccaro, figlio dellattuale sindaco, candidato nella lista avversa del Magliocca.
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