NAPOLI. Davide Imberbe è un imprenditore di 37 anni, di Portici, in provincia di Napoli, attivo nel settore dei supermercati.
Nel 1999, a seguito di richieste estorsive fattegli, denuncia vari esponenti delle famiglie malavitose locali, iniziativa che gli ha fatto guadagnare l’appellativo di “imprenditore coraggio”. A partire dal 2005 gli viene anche affidata dalle istituzioni una scorta per proteggerlo, viste le ripetute minacce di morte indirizzate alla sua persona dai vari boss che nel frattempo sono finiti in galera. Diversi processi decimano nel frattempo i clan che lo avevano taglieggiato nei paesi in cui sono dislocati i suoi dieci punti vendita Isma; parliamo del clan Vollaro di Portici, degli Abate di San Giorgio a Cremano e dei Sarno di Ponticelli.
Tutto questo, però, non basta ad allentare la morsa racket, tant’è che Imberbe riceve ulteriori richieste di estorsioni a cui puntualmente risponde con denunce, ma stavolta, oltre alle minacce, riceve il ben servito, con la sua auto che viene crivellata di proiettili il 19 luglio 2011, e l’incendio del deposito in via Longobardi, il 31 gennaio scorso, che fornisce i suoi supermercati dislocati sul territorio. Punti vendita che, non ricevendo più i prodotti dal deposito in questione, chiudono i battenti. A farne le spese i circa 120 lavoratori dipendenti che, come il loro datore di lavoro, chiedono più sicurezza alle istituzioni. Quella sicurezza che può scongiurare la chiusura di quella che per loro rappresenta l’unica fonte di guadagno.
Nel 2009, tra laltro, ad Imberbe viene ritirata la scorta e le minacce e gli atti intimidatori che prima affrontava a testa alta ora iniziano a preoccuparlo e a indurlo anche a dei ripensamenti: “Siamo pentiti delle denunce che abbiamo fatto, confessa limprenditore ma soprattutto impauriti, perché lo stato non ci da la giusta protezione. Io e i miei fratelli eravamo fieri di aver scelto di stare dalla parte della legalità, anche perché, così facendo, potevamo vendere i prodotti dei nostri supermercati a prezzi convenienti, proprio perché non versavamo soldi ai clan, e i clienti ci hanno sempre premiato per questo, venendo a fare la spesa da noi”. Ma ora quel coraggio viene “ammazzato” non solo dai clan ma anche dallassenza delle istituzioni.
Napoli, “chiuso per camorra” – VIDEO |